PAOLA PIOPPI
PAOLA PIOPPI
Cronaca

Parlano registi e corrieri. Droga, la difesa della rete. Il giudice: non sono credibili

Como, dopo gli interrogatori confermate le misure cautelari: tre in carcere, uno ai domicliari. Per il Gip è fondata l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio contestata dall’accusa. .

Una pattuglia della Mobile di Como

Una pattuglia della Mobile di Como

Rimangono tutti in misura cautelare i quattro sottoposti a fermo dalla Squadra Mobile di Como, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a gestire un importante giro di spaccio di marijuana e hascisc nel Comasco, su cui indaga la Dda di Milano, che arrivava ad avere clientela fino a Porlezza, con consegne a domicilio. Il Gip di Como, Walter Lietti, non ha convalidato i quattro fermi, ritenendo che non ci fosse pericolo di fuga, che costituisce il presupposto, ma ha emesso a loro carico un’ordinanza di custodia cautelare che trattiene in carcere Denis Suku detto Audi, 31 anni di Como, ritenuto al vertice dell’associazione, Simone Albertella, 37 anni di Uggiate Trevano detto Dandi, e Ugur Erturkr turco di 35 anni residente a Como detto il Freddo, tutti incaricati della movimentazione della droga, con l’ipotesi che possano continuare a compiere tale reato.

Lo stesso ruolo di Antonino Laurendi detto Okkor, 32 anni di Como, al quale tuttavia il giudice ha concesso gli arresti domiciliari con permesso di lavoro. Tutti, tranne Albertella, ieri hanno risposto alle domande del giudice, sostanzialmente negando l’esistenza di una associazione tra loro, con diversi ruoli assegnati. Dichiarazioni che il Gip ha ritenuto non credibili, in quanto "hanno inverosimilmente negato l’esistenza di un patto associativo tra loro". Le risposte più genuine, sono state ritenute quelle del solo Laurendi: pur nel suo tentativo di prendere le distanze dal coinvolgimento nell’associazione, gli viene riconosciuto il ruolo più marginale. Ha detto di non aver mai ricevuto compensi in denaro, e di aver lavorato per Suku solo per ripianare alcuni grossi debiti. Ma questo è stato smentito dallo stesso Suku che, in occasione di un precedente arresto di Laurendi, si era preoccupato di andare da lui mentre era ai domiciliari per accertarsi che non avesse rivelato nulla e per proporgli di pagare l’avvocato. "Circostanze – dice il giudice – che rafforzano l’ipotesi dell’inserimento di Laurendi nel sodalizio".

Le dichiarazioni di Suku vengono ritenute del tutto "reticenti e menzognere", soprattutto in merito agli altro due indagati: si è assunto la responsabilità di tutto il traffico, senza però spiegare perché nelle intercettazioni parlava sempre al plurale e "menzionasse Albertella ed Erturk come componenti di quella società". Che tra i quattro ci fosse un legame associativo, il giudice lo ritiene un fatto credibile, a fronte del legame emerso in due anni di indagini e intercettazioni sui quattro arrestati, della disponibilità di un garage a Como da utilizzare come deposito, della presenza di una persona che teneva i conti, il "ragionier" Albertella, e della disponibilità di tutti a fare consegne con la propria auto.