Il Mose di Como: 15 anni di paratie. Nuovi ritardi nel cantiere che rovina il lungolago

L’8 gennaio del 2008 la posa della prima pietra di un’opera sfortunata contraddistinta da errori, condanne e uno spreco enorme di risorse La Regione accelera

Il cantiere sul lungolago di Como

Il cantiere sul lungolago di Como

Ci sono anniversari che non vale la pena di festeggiare. Di solito sono legati a eventi infausti come la scomparsa di una persona cara o l’addio a qualcuno che si è amato, domani a Como sarà uno di quei giorni, la ricorrenza della posa della prima pietra del cantiere delle paratie, probabilmente la più infausta tra le opere mai realizzate in città. Iniziati l’8 gennaio del 2008 i lavori dopo 15 anni non sono ancora finiti, un record negativo anche per gli standard italiani che sono da fanalino di coda nelle classifiche Ue. Se a questo aggiungiamo che il cantiere ormai da tre lustri tiene sotto scacco il lungolago di Como, ovvero il cuore stesso della città turistica, ci si rende conto del danno irreparabile che è stato compiuto per difendersi dal rischio di esondazioni che, complici i cambiamenti climatici, negli ultimi anni sono sembrate più virtuali che reali.

Il triste anniversario

In realtà 15 anni sono un conto per difetto visto che a Como di paratie si cominciò a parlare fin dall’autunno del 1987, subito dopo l’alluvione della Valtellina. Allora sì piazza Cavour finì sott’acqua e a Como, la parte terminale e più bassa dell’intero lago, arrivarono addirittura le bare di alcuni cimiteri della Valtellina, spazzati via dalla furia dei torrenti trasformati in fiumi in piena. I politici di allora pensarono che si doveva fare qualcosa per difendere la città e siccome c’erano anche i soldi, stanziati dalla Legge Valtellina, si pensò di cogliere due piccioni con una fava e costruire delle opere di difesa idraulica e insieme sistemare il lungolago.

L'idea

Il primo incarico per uno studio generale risale addirittura al 5 luglio del 1990 e il 7 dicembre del 1994 venne affidato ai progettisti Ugo Majone, Carlo Terragni e Renato Conti. Si doveva ideare un sistema di difesa idraulica da piazza Cavour al Lungolario Trento-Trieste, la piazza che dal centro storico dà sul Lario. Il 21 febbraio del 2003 la Regione approvò il primo progetto, poi rivisto e l’8 gennaio del 2008 presero il via i lavori che si sarebbero dovuti concludere entro 1.085 giorni a un costo di 12 milioni di euro.

I guai giudiziari

È stato l’inizio dei guai per Como che non si è guadagnata un cantiere mai concluso e una serie infinita di disavventure giudiziarie, che hanno portato alla condanna di quasi tutti quelli che si sono occupati a vario titolo del cantiere, tecnici e un paio di sindaci compresi.

Costi lievitati

A luglio del 2020 il cantiere è ripreso, quando ormai quasi più nessuno ci sperava, ma per completare l’opera ai 16,4 milioni di euro già spesi occorrerà aggiungerne altri 16, con un costo finale di 32,5 milioni di euro, al netto del rincaro delle materie prime dell’ultimo anno al quale va aggiunta anche l’inflazione.

Nuovo impulso e ostacoli

Sotto la regia di Regione Lombardia il cantiere non si è più fermato, anche nei periodi più duri del Covid, ma l’opera è lo stesso in ritardo per colpa di imprevisti come la difficoltà di posare le palificazioni indispensabili per sostenere le vasche di espansione. In teoria l’opera si sarebbe dovuta concludere entro il marzo del 2023, invece se tutto andrà bene la consegna definitiva è stata spostata ai primi mesi del 2024. Un’altra data che a Como nessuno sembra avere intenzione di festeggiare. Ammesso poi che stavolta sia quella buona.