Il miracolo del beato Padre Ambrosoli: le api fanno il miele nella sua tomba

La rivelazione della famiglia di storici imprenditori comaschi: trovato un favo attivo sotto la lapide. L’esperto conferma: è un mistero, inspiegabile come quegli insetti siano finiti lì

La tomba del beato Giuseppe Ambrosoli in Uganda

La tomba del beato Giuseppe Ambrosoli in Uganda

Ronago (Como) - Al miele, il core business di famiglia, padre Giuseppe Ambrosoli ha sempre preferito l’Africa e la vita in missione, sempre dalla parte degli ultimi come medico e religioso. Ma alla fine le api sono riuscite lo stesso a trovarlo e rendergli il loro omaggio postumo. Proprio a lui, membro di una dinastia che sulla lavorazione del miele ha costruito un impero che dalla provincia di Como ha conquistato l’Europa.

La scoperta

Cinque mesi dopo la beatificazione del religioso comasco, voluta dal Papa e celebrata il 20 novembre scorso a Kalongo in Uganda nell’ospedale da lui fondato, si è saputo che al momento dell’esumazione della sua salma sotto la lapide di cemento è stato trovato un favo colante di miele e perfettamente attivo. “È stato un momento di grande emozione – ricorda la nipote Giovanna che presiede la Fondazione Ambrosoli impegnata nella prosecuzione dell’attività missionaria iniziata dallo zio –. Ero a Kalongo nel novembre del 2020 e ho assistito all’apertura della tomba, per l’esumazione in vista della beatificazione, tutto potevamo immaginarci ma non di trovare delle api al lavoro in un favo. Leggo questo ritrovamento come un segno tangibile di quell’operosità infinita e amorevole che padre Giuseppe ci ha lasciato e che ci ricorda di guardare al prossimo, di rimanere a fianco dei più bisognosi e di costruire un futuro migliore per le nuove generazioni".

L’esperto

Di ritorno in Italia Giovanna Ambrosoli ha consegnato una parte del favo al professor Mario Colombo, docente di Entomologia e Apidologia all’Università degli Studi di Milano. "Sono affiorati, fra la lapide e la bara, dei favi di cera, colmi di miele e contornato da api vive e attive – si legge nella relazione che ha consegnato alla Fondazione e trasmessa alle autorita ecclesiastiche –. Non è frequente trovare api che per loro bizzarria etologica vadano a colonizzare loculi e raramente tombe nel terreno. Le api cercano un luogo protetto dove potere costruire il loro nido. La colonia è di insediamento recente, fatto provato dalla presenza di api attive filtrate da un pertugio impossibile, da favi appena costruiti e colmi di fresco miele". Secondo l’esperto le api in quel luogo non potevano starci. E, soprattutto, è assai poco spiegabile che siano riuscite a produrre miele in quantità e di qualità.

Il miracolo

Un evento straordinario che si aggiunge al miracolo, riconosciuto dalla Chiesa, di aver salvato la vita di Lucia Lomkol di Irrir, una giovane mamma di 20 anni. Era il 25 ottobre del 2008 e la donna era arrivata all’ospedale di Matany, nell’estremo nord-est dell’Uganda in condizioni disperate a causa del bambino già morto che portava in grembo e che le aveva causato un’infezione mortale. Il medico non sapendo cosa fare le disse di pregare padre Ambrosoli mettendole un’immagine del ‘grande dottore’, come tuttora viene ricordato in tutto il Centrafrica, sul cuscino: la mattina dopo la donna era guarita.

L’ospedale

“La sua energia e operosità si vedono oggi ogni giorno nelle corsie della pediatria, maternità e chirurgia e negli ambulatori dell’ospedale di Kalongo grazie all’instancabile lavoro di medici e volontari e delle future ostetriche che si prendono cura di quel fiume di gente paziente e fiduciosa che, in coda, ogni giorno attende per essere visitato - conclude la nipote - Da 25 anni, la Fondazione è a fianco dell’ospedale e della scuola di ostetricia per alleviare le sofferenze e donare futuro a chi vive in uno dei luoghi più poveri dell’Uganda, grazie al contributo di quanti credono con noi che la sofferenza abbia pari dignità ovunque e che per questo sia importante prendersene cura".