Ottocento firme contro i bonus per i ritardi

La petizione lanciata da pendolari lombardi contro la nuova formula di erogazione del bonus per i ritardi dei treni regionali ha già raccolto 400 firme. La giunta regionale ha eliminato il bonus automatico a favore di un indennizzo più elevato ma con condizioni più stringenti, suscitando critiche per la mancanza di equità.

Ottocento firme contro i bonus per i ritardi

Ottocento firme contro i bonus per i ritardi

Ha già raggiunto le 400 firme la petizione lanciata su change.org da Raffaele Specchia e Jessica Deandrea a nome dei pendolari lombardi contro la nuova formula di erogazione del bonus per i ritardi dei treni regionali. Con delibera 2052, la giunta regionale ha eliminato il bonus che, dal 2010, veniva accreditato in modo automatico a chi aveva l’abbonamento mensile e annuale, con sconti rispettivamente del 30% e del 10% che venivano erogati in base a un indicatore basato sulla somma dei tempi di ritardo oltre 5 minuti. "Il bonus – si legge nella petizione – è stato sostituito da un indennizzo introdotto a seguito del regolamento europeo 2021/782 , il quale stabilisce l’obbligo di tutele minime anche per gli abbonamenti". Nel cambio, però, i pendolari spiegano di perderci. "Le nuove regole sono peggiorative perché: l’automatismo viene sostituito con una complicata richiesta da parte del viaggiatore; il ritardo è tale dopo 15 minuti, quindi una soglia tripla rispetto ai +5 minuti del bonus precedente; le regole sul calcolo degli indennizzi non sono allineate, peggiorandole, alle modalità di calcolo degli indicatori stabilite dalle condizioni minime di qualità stabilite nel contratto di servizio". In sostanza, è vero che l’indennizzo è più elevato, al 30%, ma le condizioni per ottenerlo sono molto più stringenti. Ad esempio, a gennaio 2024 è scattato solo su 3 direttrici, mentre nel 2023, nei mesi di maggio ed agosto, rispetto allo stesso numero di indennizzi sono stati riconosciuti 10 e 9 bonus. "I viaggiatori chiedono di rimodulare il nuovo indennizzo" estendendolo anche a tipologie di abbonamenti integrati oggi escluse, per "una maggiore equità e rispetto di chi paga un servizio".