Como, per il tesoro romano si scava nel passato

L’archeologa Butti: nel V secolo la città era una potenza

Il ministro Bonisoli e le monete d'oro trovate a Como

Il ministro Bonisoli e le monete d'oro trovate a Como

Como, 5 febbraio 2019 - Sono passati cinque mesi e il mistero delle mille monete d’oro romane ritrovate durante gli scavi nell’ex cinema Cressoni è ancora intatto. Un tesoro di valore inestimabile, soprattutto per gli storici, che getta una luce nuova sul passato della città. A dipanere qualche dubbio proverà la Società archeologica comense che per tre giovedì (7, 14 e 28 febbraio) nell’auditorium del liceo Volta ripercorrerà i fasti della Como Romana.

"Dai dati in nostro possesso le monete risalgono a un periodo successivo al 474 d.C. quindi in un periodo molto vicino a quel 476 che per convenzione viene indicato come la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ovvero la deposizione dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo da parte del re barbaro Odoacre – spiega Fulvia Butti, direttrice della Rivista Archeologia Comense –. A quell’epoca Como era una città sicuramente ben sviluppata e attiva, come hanno dimostrato altri scavi archeologici che in questi anni sono stati compiuti in edifici vicini. Ad esempio dove c’era l’Intendenza di Finanza gli scavi hanno permesso di individuare una costruzione dotata di terme private, quindi appartenente a qualche notabile, con un pavimento decorato con piastrelle esagonali bianche e nere che sono tipiche del gusto del V secolo». Sull’importanza di Como nell’età tardo imperiale l’opinione degli architetti diverge. «Secondo alcuni era una città come tante – prosegue Fulvia Butti – ma secondo me Como aveva un ruolo di primo piano nello scacchiere romano. Non dobbiamo dimenticare che dal 286 al 402 d.C. la capitale dell’Impero Romano era stata spostata a Milano e Como aveva assunto un ruolo strategico molto importante proprio a difesa della corte imperiale. Basti dire che qui in città c’era uno dei quattro prefetti della flotta (gli altri erano a Ravenna, Capo Miseno e Aquileia) che avevano il compito di comandare la flotta imperiale".

E se Como allora era strategica perché doveva difendere la corte imperiale a Milano, non c’è da stupirsi che all’epoca fosse un crocevia di eserciti, spesso composti da barbari che combattevano in nome di Roma contro altri barbari, e che andavano quindi assoldati e pagati. "Como era una città molto ricca e il tesoro ritrovato sotto il Cressoni, straordinario ai giorni nostri, all’epoca era certo rilevante ma non così inconsueto». Del tesoro fanno parte anche un lingotto, un orecchino e due anelli non si sa ancora se dotati o meno di sigillo. «Poi c’è il contenitore di pietra ollare fatto a mano, non risulta ne sia mai stato trovato un altro di simile foggia» Insomma un mistero nel mistero che darà lavoro ancora a generazioni di archeologi. «Adesso sul tesoro stanno lavorando gli esperti del Ministero dei Beni culturali – conclude Flavia Butti – la speranza è di poterlo ammirare preso a Como, in tanti si stanno dando da fare per renderlo possibile".