Omicidio di Sorico, le motivazioni: "Pietro voleva uccidere il fratello"

Secondo il giudice l’imputato ha agito "con dolo omicidiario". Pessimi i rapporti fra i due

Carabinieri

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Sorico (Como), 22 giugno 2020 - "Pietro Sandrini ha agito con dolo omicidiario", in quanto "non poteva non essersi prefigurato l’epilogo nefasto della sua azione brutale". Secondo il giudice Laura De Gregorio, le ferite che hanno portato alla morte del fratello, così come emerse dall’autopsia, portano ad escludere "l’accidentalità delle lesioni", tale da dire che si trattò di omicidio volontario.

La sentenza di condanna a 18 anni, il 3 marzo, di cui sono state depositate le motivazioni, esclude la possibilità che il delitto commesso da Sandrini, 44 anni, nei confronti del fratello Arno, 50 anni, la sera del 28 febbraio 2019, nel loro alloggio di via Nigolo, possa essere qualificato come preterintenzionale, come disse l’avvocato Rosaria Coletta. L’imputato era stato arrestato il 30 luglio, su ordinanza di custodia chiesta dal pm Antonio Nalesso, per l’esito dell’autopsia, della ricostruzione dei difficili rapporti tra i fratelli, e di altri elementi.

Arno, trovato nella camera da un assistente sociale, era stato ucciso da una trentina di colpi assestati con un corpo contundente che non aveva spigoli, ma abbastanza robusto da produrre lesioni profonde. Ferite che avevano causato un’abbondante perdita di sangue e insufficienza cardiorespiratoria. Dalle indagini dei carabinieri di Menaggio, era emersa una relazione tra i due pessima: "Pietro – spiega il giudice - infliggeva ad Arno continue minacce e percosse, per ottenere denaro e generi alimentari". Nei giorni precedenti, la tensione tra i due fu aggravata dalla sospensione della corrente per il mancato pagamento d’una bolletta, di cui Pietro incolpava il fratello.