Omicidio don Roberto Malgesini, la Cassazione conferma la condanna a 25 anni per Ridha Mahmoudi

Il ricorso dei difensori del tunisino è stato dichiarato inammissibile dai giudici della Suprema Corte. La pena ora è definitiva

don Roberto Malgesini

don Roberto Malgesini

Como – I giudici della Prima Sezione penale della Corte di Cassazione, non sono nemmeno entrati nel merito delle richieste contenute nel ricorso presentato dalla difesa di Ridha Mahmoudi, dichiarandolo inammissibile, così come chiesto dal Procuratore Generale.

Sentenza definitiva

Dal tardo pomeriggio di ieri, la sentenza a carico dell’omicida di don Roberto Malgesini, è diventata irrevocabile: 25 anni di reclusione. In primo grado a Como, a ottobre 2021, Mahmoudi, cinquantenne di origine tunisina, era stato condannato all’ergastolo, per l’omicidio avvenuto davanti alla chiesa di San Rocco il 15 settembre 2020.

Ma i giudici milanesi a dicembre scorso avevano rideterminato la pena, considerando come una sorta di confessione, o perlomeno ammissione di responsabilità, la conferma fatta agli inquirenti di aver acquistato da mesi il coltello utilizzato per uccidere don Roberto, e di averlo destinato esattamente a quello scopo.

Così, per un calcolo tecnico di equivalenza di aggravanti e attenuanti, il carcere a vita si era trasformato in una condanna a 25 anni, ora diventata definitiva.

Primo grado e appello

Al contrario, i giudici della Corte d’Assise di Como non gli avevano riconosciuto nessun beneficio, anche in considerazione dei suoi numerosi precedenti penali, e del comportamento processuale "negativo, sintomatico di totale mancanza di resipiscenza", avevano scritto nelle motivazioni, durante il quale aveva più volte dichiarato di "non essere dispiaciuto per la morte di don Malgesini perché era un peccatore".

Invece in Appello, l’aggravante della premeditazione comunque confermata, è stata bilanciata dalla rivendicazione di essere l’autore del delitto del sacerdote e della sua lucida decisione fin da settimane prima. Il coltello utilizzato per uccidere don Roberto, sorpreso alle spalle mentre caricava la sua auto per portare la colazione ai senza fissa dimora di Como, era stato acquistato da Mahmoudi già a luglio: per settimane, lo aveva portato con sè, con il solo obiettivo di commettere un omicidio.