
Il pubblico ministero Pasquale Addesso, che ha rappresentato l'accusa
La condanna più alta è arrivata per Daniele Ficarra, 46 anni di Gioia Tauro: 16 anni e 10 mesi di reclusione. Seguito dai 16 anni a cui il Tribunale Collegiale di Como, ieri ha condannato Antonio Carlino, 49 anni di Gioia Tauro e Alessandro Tagliente, 58 anni di Appiano Gentile. Concludendo così il processo dibattimentale di primo grado dell’indagine della Dda di Milano "Cavalli di razza", con pene leggermente inferiori a quanto chiesto dai pubblici ministeri Pasquale Addesso e Sara Ombra, ma confermando nella sostanza gli impianti accusatori. Sono andati incontro a condanna altri cinque imputati, mentre per tre è arrivata l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
Massimiliano Ficarra, commercialista di 54 anni residente a Lomazzo, è andato incontro a 14 anni e 10 mesi di reclusione, che si aggiungono a precedenti sentenze: avrebbe messo le sue competenze a disposizione dell’ideazione e realizzazione delle frodi finanziarie. Rocco Marcello Ficarra, 59 anni di Castronno, è stato condannato a 8 anni e 8 mesi, mentre per Claudio Tonietti, 43 anni di Zurigo, ritenuto il referente in Svizzera dei vertici della locale di Fino Mornasco, 7 anni e 6 mesi. Infine 6 anni e 8 mesi per Andrea Stillitano, 39 anni di Mozzate, che avrebbe collaborato con i Salerni per imporre il monopolio delle commesse alla Spumador, nel filone di indagine giudicato nel processo con rito abbreviato che si è svolto a Milano, e 5 anni per Antonio Ficarra, 35 anni di Gioia Tauro, accusato di concorso in una estorsione.
Gli assolti sono invece Leo Palamara, 52 anni di Africo, indicato come partecipe dell’associazione, per essersi fatto carico del mantenimento di alcuni detenuti e invece prosciolto, Giuseppe Iaconis, 24 anni, figlio di Bartolomeo, accusato di aver ricevuto gli ordini impartiti dal padre detenuto, e Giuseppe Valenzisi, 33 anni di Lomazzo, accusato di concorso in una intestazione fittizia.
Otto condanne e tre assoluzioni al termine dello stralcio della ben più imponente indagine che era partita con 54 imputati, chiamati a rispondere, in alcuni casi, di reati di frode fiscale e multiple bancarotte societarie, i cui proventi sarebbero stati utilizzati per finanziare l’associazione: cooperative utilizzate per evasioni fiscali milionarie, e per creare un indotto a favore della criminalità calabrese.