PAOLA PIOPPI
Cronaca

‘Ndrangheta nel Comasco. Spuntano pistole e contanti: nuove accuse dopo gli arresti

Venticinque indagati in carcere, cinque ai domiciliari. Anche estorsione e usura agli imprenditori in difficoltà

Intercettazioni nell'operazione anti 'ndrangheta

Intercettazioni nell'operazione anti 'ndrangheta

Valbrona (Como) – Armi, droga, personal computer e appunti con la contabilità dello smercio di stupefacenti, assegni e denaro contante. Le perquisizioni svolte martedì mattina, mentre veniva eseguita l’ordinanza di custodia cautelare che ha condotto in carcere 25 persone e altre 5 ai domiciliari, sembrano aver fornito un ulteriore riscontro a quanto già emerso dalle indagini della Squadra Mobile di Como, iniziate nel 2020. Ritrovamenti che sono sfociati in tre arresti in flagranza, con accuse che, a carico degli indagati, si aggiungono a quelle già contestate nella misura cautelare.

A casa di Vincenzo Milazzo, 38 anni di Valbrona, uno dei principali protagonisti dello smercio di droga nel territorio Erbese, e della moglie Querina De Gennaro, 32 anni, sono state trovate due pistole: una semiautomatica con matricola abrasa Beretta 7.65 con munizioni e una tascabile modello Derringer calibro 22, con munizioni, anche questa priva di matricola. Milazzo aveva inoltre in auto 130 involucri di cocaina e quasi 30mila euro in contanti. Arrestati in flagranza, saranno interrogati nei prossimi giorni dal Gip di Como, mentre oggi e domani affronteranno l’interrogatorio di garanzia a Milano.

Arresto in flagranza anche per Guido Leone, 41 anni di Asso, accusato di far parte dell’associazione finalizzata allo spaccio di droga assieme a Milazzo: finito agli arresti domiciliari a Ferrara, dove si trovava martedì, è stato arrestato in flagranza anche per essere stato trovato in possesso di una Beretta calibro 22 con caricatore detenuta illegalmente. A piede libero è stato denunciato Ibrahim Zabzuni, 45 anni di Ponte Lambro, anche lui in carcere in associazione con Milazzo, che aveva diverse cartucce. Soldi, assegni e contabilità sono stati sequestrati a casa di Marco Bono, 49 anni di Cadorago, le cui accusa si legano a una seconda associazione finalizzata allo spaccio di droga, emersa dall’indagine, che gravitava sulla zona di Cislago.

Nelle condotte che gli vengono contestate, in concorso con altri arrestati, anche estorsione e usura a imprenditori in difficoltà economiche e l’accesso a un finanziamento da quasi 700mila euro, proveniente dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, ottenuto presentando false attestazioni e falsi bilanci della società Forom srl di cui era amministratore. Infine, una serie di raggiri ai danni di società petrolifere, commessi ottenendo carte per il pagamento carburante intestate a società di cui veniva falsamente dichiarata la solvibilità.