Una nuova tassa che rischia di tradursi in un gran pasticcio quella comparsa, a sorpresa, nella bozza della Legge Finanziaria e prevede, a carico dei "vecchi" frontalieri e agli italiani che lavorano in Svizzera e sono iscritti all’Aire, una tassa aggiuntiva che va dal 3% al 6% del reddito imponibile netto per compartecipare alle spese del servizio sanitario nazionale.
Impopolare come tutte le gabelle questa rischia di esserlo ancor di più perché è arrivata come un fulmine a ciel sereno, a carico di una categoria come i "vecchi" frontalieri che anche con il nuovo regime fiscale continuerà a versare le sue tasse alla Svizzera, attraverso la ritenuta alla fonte. La bozza dell’articolo 50 della Legge Finanziaria, che rischia di passare senza la possibilità di emendamenti secondo quanto ha chiesto la premier Giorgia Meloni, prevede che "la Regione di residenza definisce la quota di compartecipazione familiare, compresa fra un valore minimo del 3 e un valore massimo del 6%, da applicare al salario netto percepito in Svizzera". Il ricavato sarà destinato al sostegno del servizio sanitario delle aree di confine "in particolare a beneficio del personale medico e infermieristico sotto forma di premio di frontiera", in pratica a medici e infermieri che decidono di resistere alle lusinghe di un lavoro in Canton Ticino per rimanere in Lombardia dovrebbero arrivare 750 euro in più in busta paga al mese. A pagarli saranno i "vecchi" frontalieri, quindi tutti i lavoratori lombardi che lavorano in Svizzera da prima del luglio 2023 e gli iscritti all’Aire, secondo i calcoli del Pd che già bollato il provvedimento come "demagogico" e utilizzato per "trovare risorse utili a sopperire ai fallimenti della sanità lombarda" a fronte di una contribuzione che potrebbe raggiungere anche 5mila euro l’anno a lavoratore si potrebbero arrivare a raccogliere anche 110 milioni di euro. "Un accordo specifico tra Italia e Svizzera fa sì che il frontaliere, al momento della richiesta del permesso di lavoro, possa esercitare il diritto di opzione per restare assoggettato al Servizio Sanitario Nazionale italiano - spiega in una nota l’Ocst, il sindacato ticinese dei frontalieri - Vi è pertanto un chiaro problema di fondo: i frontalieri fiscali scelgono di non pagare la Cassa malati in Svizzera ma così facendo restano assoggettati a un servizio italiano che di fatto utilizzano senza alimentarlo".