Mini evasori seriali, ecco come vengono scoperti e cosa li tradisce

Como, il tragitto scelto e il nervosismo: dettagli decisivi per occhi esperti

Frontiera Italia-Svizzera

Frontiera Italia-Svizzera

L’auto si avvicina lentamente alla linea di confine. Anonima, con un uomo solo alla guida. Di seconda mano forse, certamente non nuova, nulla di particolare in vista. È in coda con le altre decine che generano un flusso continuo tra Como e Chiasso, ma il finanziere nota qualcosa e decide di farlo accostare. Forse proprio quella volontà di apparire come un transitante qualunque. Gli ha dato giusto un’occhiata, abbastanza perché la sua esperienza gli consentisse di incrociare velocemente alcuni dettagli.

L’auto esce dalla colonna, le si fanno attorno altri finanzieri: guardano nell’abitacolo, chiedono al conducente i documenti e di aprire valigette e bagagli, cartelline portadocumenti, quello che c’è. Buttano un occhio sul navigatore, per capire la provenienza del transitante. A volte basta questo per decidere di proseguire il controllo negli uffici, identificare la persona alla guida e stendere un verbale. Ma a volte, questi controlli a campione bastano anche per trovare il contante non dichiarato, i gioielli o gli orologi che si cerca di far passare per beni personali non nuovi.

A un osservatore non esperto, i controlli della Guardia di finanza appaiono quasi impercettibili e mai uguali. Perché vengono modulati in base al valico, al tipo di flusso, all’esistenza di una postazione fissa o alla necessità di monitorare la fascia di retrovalico. Ma sempre con un elemento fondamentale: la capacità di osservazione del finanziere. Velocissima, selettiva, in grado di scegliere a campione notando il dettaglio che può essere indicatore, l’incertezza della persona in quei pochi attimi in cui viene guardata. Il lavoro che viene svolto alla frontiera autostradale di Brogeda, e la tipologia di persone in transito nelle due direzioni, è differente rispetto al valico stradale di Chiasso, poco distante, e alla stazione ferroviaria internazionale di Chiasso.

Qui i treni si fermano pochi minuti, durante i quali quattro militari percorrono tutte le carrozze e passano i rassegna i passeggeri. Selezionano le persone, guardano se ci sono bagagli apparentemente incustoditi. Se qualcosa non torna, il passeggero viene fatto scendere, il bagaglio prelevato per controllare il contenuto.

Poi c’è il lavoro delle pattuglie, anche in borghese, che presidiano i valichi minori, dai quali ormai da anni sono spariti i posti di controllo fissi. Il controllo dinamico si basa sull’osservazione a distanza, e sull’effetto sorpresa: funziona bene, lo dicono le statistiche e i risultati. Analisi del rischio, controlli a campione, segnalazioni che vengono puntualmente verificate: tre condizioni che sono agite costantemente da chi lavora sul campo. Ma più di tutto, sempre, l’esperienza.