Maxi produzione di marijuana Due arresti, spunta anche la pistola

I carabinieri hanno trovato tremila piante a Monguzzo, la sostanza avrebbe fruttato 1,5 milioni

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di Paola Pioppi

Una coltivazione di 3000 piante di canapa indiana stipata in un capannone industriale di via Buerga a Monguzzo, lungo la ferrovia, dove venerdì mattina hanno fatto irruzione i carabinieri della Compagnia di Seregno, per verificare una segnalazione che indicava la presenza di un opificio clandestino con lavoratori in nero. Trovando invece una maxi produzione di marijuana, e due persone che la custodivano. Klement Nika, 25 anni residente in provincia di Pavia e Vrenos Vrenozaj, 36 anni domiciliato a Cantù, entrambi albanesi incensurati, sono stati trovati in una dependance del capannone e arrestati: con loro avevano una pistola clandestina assemblata artigianalmente, priva di matricola, con canna filettata, silenziatore e relativo caricatore. Dopo aver forzato l’ingresso dell’immobile con un flessibile, i militari si sono trovati davanti a oltre 1300 piante di canapa indiana in vaso in inflorescenza, stipate nel primo stanzone, dalle quali avrebbero potuto essere ricavati circa 200 chili di marijuana per un valore complessivo, una volta immessa sul mercato al dettaglio, di circa un milione e 400mila euro. In altri stanzoni, era stata avviata la coltivazione di ulteriori 1700 piante, pronte a sostituire il primo lotto non appena si sarebbe conclusa la raccolta della fioritura. Tutte così stipate da rendere difficile il passaggio tra i corridoi. L’intero capannone era stato allestito per gestire al meglio la coltivazione, con l’installazione di 40 ventilatori e 100 lampade riscaldanti, oltre a grossi condizionatori industriali per mantenere il microclima costante e adeguato alle esigenze delle piante. Su disposizione del magistrato di turno della Procura di Como, Massimo Astori, Nika e Vrenozaj sono stati arrestati per coltivazione illecita di sostanze stupefacenti e per la detenzione dell’arma clandestina, e portati n carcere al Bassone, in attesa dell’interrogatorio di convalida. Capannone e coltivazione sono state messi sotto sequestro, ma le 3000 piante, una volta campionate da un perito incaricato dalla Procura, che le terrà a disposizione per eventuali accertamenti di indagine, sono state affidate a una ditta di giardinaggio che le ha trasportate all’inceneritore di Desio dove sono state bruciate.