Maxi incendio in via Moroni. Nominati i periti

Un incendio doloso a Bergamo ha reso inagibili tre palazzine, sfollando oltre 50 persone. Un indagato e perizie in corso per valutare le cause.

C’erano anche degli inquilini ieri mattina in tribunale, all’udienza di conferimento incarico al perito per valutare le cause del violento incendio scoppiato il 21 agosto in una mansarda disabitata di via Moroni, al civico 20, che ha devastato sei appartamenti e reso inagibile tre palazzine, con oltre una cinquantina di persone sfollate, ospitate per un po’ in una struttura messa a disposizione dal Comune. Allo stato, nel fascicolo del pm Pansa, c’è un indagato, C.R. (assistito dall’avvocato Bonaiti), titolare della ditta Ristrutturazione di Brembate che stava effettuando i lavori. Il reato ipotizzato è incendio doloso.

In udienza, il gip Federica Gaudino ha nominato l’ingegnere Paolo Panzeri come consulente tecnico d’ufficio: 90 i giorni di tempo per la perizia. Anche un paio di inquilini hanno nominato un consulente, così come l’indagato che ha nominato l’architetto Galbiati con studio a Milano. Il 18 luglio l’esame dei periti.

Sono 65 le parti offese tra inquilini, negozianti e amministratori condominiali. Agli atti c’è la ricostruzione fatta dai vigili del fuoco, sulla cui relazione la Procura ha basato i propri ragionamenti. Allo stato attuale, oltre alla mansarda, che è sotto sequestro, anche alcuni appartamenti appena sottostanti non sono abitati.

Quel giorno l’impresario, insieme a un altro artigiano, aveva iniziato a lavorare nell’appartamento e il sospetto del pm è che sia intervenuto con un flessibile senza valutare adeguatamente le condizioni del sottotetto, in legno, durante una delle giornate più calde dell’estate. Escluse possibili alternative (fuga di gas, mozzicone di sigaretta, liquidi infiammabili o malfunzionamento dell’impianto), i vigili del fuoco ritengono che una fiammata possa essersi sprigionata da un flessibile, magari usato per tagliare le travi in legno.

Francesco Donadoni