Mariano Comense, prima la violenta poi la minaccia: "Ti faccio perdere il lavoro"

La vittima è una ragazza di 21 anni affetta da un lieve deficit cognitivo

Violenza sessuale (immagine di repertorio)

Violenza sessuale (immagine di repertorio)

Mariano Comense (Como), 20 maggio 2023  – ”Non raccontare niente a nessuno, altrimenti ti faccio perdere il lavoro".

Così V.S., 66 anni di Mariano Comense, avrebbe minacciato una ragazzina di 21 anni affetta da un lieve deficit cognitivo, dopo averne abusato sessualmente. Le violenze che ora lo hanno condotto agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Como Carlo Cecchetti, sarebbero avvenute tra fine aprile e inizio maggio, quando l’indagato l’avrebbe attirata in un luogo appartato, chiudendola in una stanza e obbligandola a compiere e subire atti sessuali.

Tre episodi avvenuti a breve distanza, dopo i quali una collega di lavoro e la madre della ragazza, avevano notato che era visibilmente intristita e preoccupata, anche scoppiando a piangere dopo essersi chiusa in camera. Così la collega era riuscita a convincerla a confidarsi, venendo a sapere che era stata avvicinata da un uomo "di circa 60 anni", che l’aveva attirata in un ufficio che aveva a disposizione, imponendole di compiere e subire una serie di atti sessuali. La ragazza, fortemente intimorita dalla situazione, ma anche dalle intimazioni dell’uomo, non avrebbe mai avuto la forza di sottrarsi a quanto le stava accadendo.

La denuncia aveva fatto seguito a un quarto episodio, una sorta di tranello organizzato su consiglio di un paio di persone a lui vicine, che volevano sorprendere Salesiano in flagranza, senza però riuscire nell’intento: ma l’indagato, in quell’occasione, si era lasciato scappare con loro alcune ammissioni, come a voler giustificare e sminuire la sua condotta. La vittima, ritenuta dal giudice "psicologicamente fragile" e "pietrificata dalla paura", e chiusa in trappola da un uomo di 45 anni più grande di lei, dopo essere stata incoraggiata dalla madre e da un’amica, si era quindi decisa a rivolgersi ai carabinieri di Cantù, che hanno raccolto una ricostruzione "logica e coerente" di quanto accaduto. Le sue dichiarazioni inoltre sono state ritenute dal giudice “non enfatizzate, genuine e convincenti”.

Il sostituto procuratore di Como Mariano Fadda, che coordina le indagini nelle quali sono state sentite anche testimonianze di altre persone venute a conoscenza dell’accaduto, ha chiesto la misura cautelare ravvisando una “totale assenza di freni inibitori da parte dell’indagato, tale da far temere che possa commettere altri delitti della stessa specie”. Interrogato ieri mattina dal Gip, Salesiano, difeso dall’avvocato Alessandro Bosio, si è avvalso della facoltà di non rispondere.