La sfida di cimici cervi e cinghiali all’agricoltura

Ogni anno causano danni per milioni di euro e mettono in ginocchio coltivazioni e frutteti

di Roberto Canali

Cosa accomuna cervi, cinghiali e la cimice asiatica? Al netto delle dimensioni, sicuramente diverse, la cattiva abitudine di devastare i raccolti creando danni agli agricoltori. Una vera e propria iattura finita da tempo sul tavolo di Fabio Rolfi, l’assessore regionale all’Agricoltura che oltre a redistribuire i fondi statali per i risarcimenti, ha deciso di proseguire con il controllo biologico attraverso la vespa samurai, attivando al contempo una ricerca su strumenti innovativi e sostenibili. "La cimice asiatica crea danni per circa 15 milioni di euro all’anno nella nostra regione - spiega Rolfi - è evidente come i rimborsi non siano sufficienti ed è necessario dunque continuare con la lotta biologica. Anche quest’anno proseguiremo con il rilascio della vespa samurai che è la sua antagonista naturale". La Regione ha inoltrato al Ministero della Transizione Ecologica la richiesta di rinnovo dell’autorizzazione per la prosecuzione del programma di immissione in natura della vespa samurai. Nei due anni passati il piano ha previsto un totale di 106 rilasci in 33 diverse località della regione. "Chiaramente risultati concreti - aggiunge l’assessore - si vedranno nel medio termine, ma il ritrovamento della vespa samurai nell’anno successivo ai rilasci rappresenta un’indicazione del suo insediamento". È stata attivata una collaborazione con l’Istituto di entomologia del Dipartimento Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, con l’obiettivo di individuare strumenti innovativi, a impatto zero, per il contenimento delle popolazioni dell’insetto.

"Nel frattempo, è necessario che le aziende agricole proseguano nell’opera di difesa. Al momento - conclude Rolfi - l’installazione di reti protettive rappresenta il modo più efficace per ridurre i danni". In questi anni la Regione ha destinato a questo scopo 12,5 milioni di euro a 410 aziende. In aggiunta sul Lario a creare danni ci pensano cervi e cinghiali. L’ipotesi per contenere i primi è di chiedere a Ispra di ampliare il periodo di caccia, che oggi si chiude il 31 dicembre, fino a metà febbraio, sulla falsariga di quanto accade per i cinghiali che possono cacciare nove mesi l’anno. In tutta la zona del Lario occidentale ci sono, invece, circa 4mila capi, in un’area adatta alla presenza di circa 1500 esemplare. Nel 2021 sono stati abbattuti circa 700 capi, ma di fronte a questi tassi di incremento i piani di abbattimento non bastano.