Il Lario e quella rivalità storica: il Como viaggia spedito verso la A. Lecco a un passo dal ritorno in C

Gli azzurri vicinissimi alla promozione diretta con una proprietà milionaria che assicura un futuro radioso. I blucelesti prossimi al baratro, il club in vendita e la prospettiva di un’altra estate da mani nei capelli .

Il Lario e quella rivalità storica: il Como viaggia spedito verso la A. Lecco a un passo dal ritorno in C

Il Lario e quella rivalità storica: il Como viaggia spedito verso la A. Lecco a un passo dal ritorno in C

di Andrea Morleo

Il dna del Lario sembra scritto nella geografia con quella ipsilon rovesciata che a un certo punto si divide in due rami che più diversi non potrebbero essere. Quello che volge a occidente e termina a Como è da sempre sinonimo di opulenza. Quella del borgo arricchitosi grazie ai commerci tra impero romano e le civiltà celtiche. Quella arrivata poi grazie all’industria serica. Fino a quella glamour delle antiche ville nobiliari sul lago passate oggi nelle mani di magnati multimilionari e star di Hollywood.

Il ramo orientale, al contrario, è storicamente nazional-popolare, sebbene anche questa sponda sia mèta oggi di un crescente turismo d’élite sconosciuto solo qualche decennio fa. Merito di uno paesaggio naturale da favola e una “perla“ come Varenna. Lecco è e resta però la città che la sua fortuna l’ha costruita sulla lavorazione del ferro sfruttando l’irruenza dei tanti torrenti che scendono dalle montagne che la cingono, quelle su cui si sono forgiati gli alpinisti di casa che con le loro imprese internazionali hanno esportato il nome della città nel mondo.

Una città dura e operosa che però vanta un super biglietto da visita come Alessandro Manzoni che pareggia l’altro Alessandro, il lariano Volta, quello della pila per capirci. Un lago e due città, Como e Lecco, snob la prima, ruspante la seconda che più diverse non potrebbero essere. Trasposte sul rettangolo verde le diversità diventano abisso e si fanno idiosincrasia con una rivalità mai nascosta, anzi esibita con orgoglio a marcare un senso di appartenenza ad uno dei rami. La promozione in serie B della scorsa estate - impresa memorabile sul campo unita a una serie di fortunate congiunture - aveva ridestato le ambizioni di Lecco, che la serie B la sognava da 50 anni ma che ora, con la squadra ultimissima a -8 punti dai playout, realisticamente rischia di perderla dopo solo un anno.

Oltre il danno la beffa perché gli “odiatissimi“ cugini, che nel derby di ritorno hanno espugnato 3-0 il Rigamonti-Ceppi, sono secondi a tre lunghezze dalla capolista Parma e rischiano seriamente di salire in serie A dove mancano da 21 anni. Due destini antitetici e un futuro che per il ramo comasco appare radioso sotto la guida dei fratelli Hartono, in assoluto la proprietà più ricca del calcio italiano. Soldi tanti ma anche ottima gestione.

Sull’altro ramo del lago è buio pesto: dopo sette anni il feeling tra Di Nunno e la città è finito, il club è in vendita e i tifosi temono un’altra estate da mani nei capelli. Nel caso di closing basteranno i milioni a stelle e strisce per tornare in alto? No, ma di certo aiutano solo se si farà una programmazione seria e ci si affiderà a persone competenti.