ROBERTO CANALI
Cronaca

Il cuore di Cantù sulla cima del Monte Rosa

La croce realizzata dagli artigiani è rimasta in piedi per più di cinquant’anni a 4.634 metri prima di cedere. Ora viene sostituita.

di Roberto Canali

Anche se in pochi lo sanno c’è un pezzetto di Cantù custodito proprio in cima al Monte Rosa: si tratta della croce Dufour che fa capolino in migliaia di fotografie di chi, almeno una volta nella vita, si è spinto fin sulla sommità a quota 4.634 metri. A portarla fin lassù sulla Punta Dufour fu negli anni ’50 un gruppo di amici dell’oratorio San Paolo di Cantù che seguì, in tutti i sensi, le orme del loro sacerdote, don Nicola Daverio che Dio amava andarlo a trovare sui monti e ci sapeva anche fare tanto da essere premiato, nel 1958, per aver salvato alcuni escursinisti in difficoltà sulla Gran Zebrù.

Fu don Nicola a inoculare "il mal di montagna" ai ragazzi dell’oratorio riunendoli nel GEAM, il Gruppo Edelweiss Amici della Montagna che in quegli anni si tolse tanti soddisfazioni arrampicandosi su alcune delle vie più impegnative delle Alpi. I ragazzi di Cantù non erano gente che si accontentava facilmente rispecchiando alla perfezione lo spirito dello loro città che aveva appena scoperto la pallacanestro ed era già una garanzia in fatto di design. Fu così che nel 1963 nacque l’idea di portare a termine un’impresa memorabile, costruire una croce e portarla sulla cima più alta del Monte Rosa, la Punta Dufour, proprio sulla sommità del ghiaccio che nelle giornate quando il cielo è terso si può ammirare anche da piazza Garibaldi. In breve tempo la notizia fece il giro della città e anche chi la montagna si accontentava di ammirarla da lontano fu conquistato dallo spirito dell’impresa. Fu tutto "made in Cantù" dal progetto di un giovane studente di architettura alla realizzazione, affidata a un gruppo di artigiani che ci misero un attimo a passare dalle guide per i mobili che erano già i più belli del mondo alla struttura in acciaio della grande croce.

Adesso che la croce era pronta non rimaneva che portarla sulla sommità del Monte Rosa, ma prima occorreva una benedizione speciale perché quella croce sarebbe stata la più alta di tutte le Alpi. Con una colletta si misero insieme i soldi necessari per spedire una delegazione a Roma, in Vaticano, per chiedere la benedizione di Papa Paolo VI che fu ben contento di esaudire il desiderio di quei giovani canturini anche perché custodita all’interno della croce c’era una reliquia di Don Gnocchi. Nell’estate del 1964 i ragazzi del GEAM caricano sulle loro auto i componenti della grande croce per portare a termine l’ultima parte dell’impresa. La croce ha resistito lassù per più di mezzo secolo ma nei mesi scorsi un cedimento dello spuntone di roccia su cui era ancora l’ha fatta rovinare a terra. Così nella Città del Mobile è partita una nuova gara di solidarietà per costruirne una nuova, purtroppo senza la reliquia del Beato Don Gnocchi che è andata persa nella caduta. © RIPRODUZIONE RISERVATA