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Il Comune vuole la Cassazione sui tre progettisti delle paratie

Caso paratie a Como (Cusa)

Non è bastato agli architetti Carlo Terragni e Renato Conti, i “papà” del progetto originario delle paratie insieme all’ingegner Ugo Majone, professore emerito di Idrologia tecnica al Politecnico di Milano scomparso nel marzo scorso, aver convinto i giudici di primo e secondo grado che il loro progetto era fatto bene e soprattutto non andava addebitato a loro il disastro del lungolago. Palazzo Cernezzi infatti ha deciso di spingersi fino alla Corte di Cassazione, nonostante la sconfitta nei primi due gradi di giudizio, nella speranza di ottenere dai tre professionisti, che a questo punto sono rimasti solo in due, un risarcimento da 3 milioni e 155mila euro per errori progettuali che però sono ancora tutti da dimostrare. L’altro giorno la Giunta ha infatti espresso parere favorevole ad affidare il mandato all’avvocato romano Ferruccio Auletta, al quale verranno versati 24mila euro per le spese d’istruttoria della pratica.

Una storia che non finisce mai, soprattutto nelle aule dei tribunali, quella del “piccolo Mose” di Como. I lavori sono iniziati l’8 gennaio del 2008 e si sarebbero dovuti concludere entro mille giorni e invece undici anni dopo solo uno dei tre lotti è stato completato, ma anche quello necessiterà di una messa a punto. Per fortuna a prendere in mano i lavori ci ha pensato la Regione attraverso Infrastrutture Lombarde, con il nuovo cantiere che è ha preso il via già da qualche settimana di fronte a Sant’Agostino. Per completare la prima fase dell’opera occorreranno almeno 21 mesi e 16 milioni di euro, da aggiungere ad altri 15 già spesi, soldi che nessuno restituirà ai comaschi, neppure la Cassazione. Ro.Can.