
di Enrico Levrini
Livio Prada compie 90 anni e la società decide di festeggiarlo con una festa a sorpresa alla Canottieri Lario. A premiare il fedelissimo tifoso c’era una rappresentanza della squadra guidata dall’allenatore Marco Banchini e dal capitano Raggio Garibaldi, che ha omaggiato Prada con l’immancabile maglia con il numero 90. Altri regali sono arrivati dai tifosi che hanno esposto uno striscione al Sinigaglia e dai Pesi Massimi. Livio è rimasto commosso dall’accoglienza e dall’affetto anche di tutti gli addetti ai lavori, il fazzoletto per asciugare le lacrime accompagnava i suoi innumerevoli racconti.
Prada è entrato nel Como a 15 anni nei primi mesi del dopoguerra, tutto iniziò quando faceva il garzone per la farmacia di via Milano, lo mandarono a portare delle medicine allo stadio Sinigaglia e in quel momento scattò la scintilla e l’amore per il Como. È rimasto in società fino alla scorsa stagione con diversi ruoli: dal massaggiatore, all’assistente al campo, al dirigente delle giovanili e della prima squadra, all’addetto all’arbitro, al responsabile dei raccattapalle.
"In settantacinque anni ho dato tanto al Como, ma il Como ha dato tanto anche a me, non è stato facile dire basta, anzi ci sono rimasto un po’ male quando la società me lo ha comunicato, ma adesso capisco che non ho più l’età di un ragazzino. Probabilmente il ruolo che mi ha dato più soddisfazione è quello dell’addetto all’arbitro. Le giacchette nere quando arrivavano a Como sapevano su chi potevano contare e ho risolto diverse situazioni difficili. Ho conosciuto Lo Bello, Michelotti, Collina e con il tempo sono diventato anche loro confidente. Quando nel 1986 hanno sospeso la semifinale di Coppa Italia contro la Sampdoria - continua Prada -, l’arbitro Redini è stato colpito da un accendino alla testa, i tifosi avevano sfondato i cancelli e volevano picchiare a tutti i costi il direttore di gara".
"Al carabiniere che era con noi dissi di dare all’arbitro il cappello e il giaccone, caricai Redini sulla mia auto e fendendo tutta la folla riuscimmo ad arrivare in stazione indisturbati". Prada ha raccontato che Gigi Meroni è il giocatore a cui è rimasto maggiormente legato.
"Abitava vicino a me e lo vidi giocare all’oratorio di San Bartolomeo e lo portai al Como, fino alla sua morte rimasi sempre in contatto con lui, è stato il più forte di sempre, negli anni seguenti vidi altri campioni che nascevano nel Como, Tardelli, Borgonovo, Zambrotta, ma “el Luisin l’é semper sta nel me cor“".