I medici di Areu in Polonia aiutano i bimbi malati a raggiungere l’Italia

Molti loro sono spaventati per il trauma subito e chiedono se la guerra c’è anche nel nostro Paese

C’è anche l’Agenzia regionale di emergenza urgenza della Lombardia in prima linea per garantire il trasporto dei profughi malati, nella maggior parte dei casi bambini in fuga dagli ospedali che in alcuni casi sono diventati loro malgrado obiettivi dei militari russi. Da una decina di giorni il team di Areu opera al confine fra Polonia e Ucraina con base nella città di Rzeswóv. "I nostri tecnici e il personale sanitario si trovano in una posizione centrale rispetto agli 8 valichi di frontiera da cui avviene il passaggio dei profughi - riferisce dall’Italia il direttore generale dell’Areu, Alberto Zoli - e in prossimità di un aeroporto internazionale", nel quale atterrano e poi ripartono gli aerei provenienti dall’Italia che li porteranno lontani da bombe, colpi di mortaio, rifugi, sirene, case distrutte. Due bambini, recuperati da una zona di guerra, hanno chiesto ai soccorritori lombardi se anche in Italia si combatte. "Vogliono lasciarsi alle spalle i rumori della guerra - spiega il personale di Areu - Hanno avuto tante sfortune, già la guerra lo è in sé, è qualcosa di inimmaginabile. E hanno paura. Faccio solo un esempio: in questi giorni fra i piccoli pazienti che abbiamo portato via, c’erano due bimbi con le loro mamme. Quando dovevamo sistemarli non hanno voluto due camere diverse, volevano stare insieme, perché sono spaventati". Nel team al lavoro in Polonia insieme a medici, infermieri e tre autisti-soccorritori c’è anche un interprete che aiuta il personale nel primo contatto con i piccoli malati e i familiari.