Frontalieri: tasse e ristorni invariati

Soddisfazione per l’accordo fiscale raggiunto, che una volta varato dai parlamenti sostituirà quello del ’74

La dogana di Chiasso

La dogana di Chiasso

Como, 24 dicembre 2020 - A quarantasei anni dall’ultima intesa, sottoscritta nel 1974, Italia e Svizzera sono finalmente pronte a rivedere l’accordo fiscale sulla tassazione dei lavoratori frontalieri che ieri è stato discusso, e approvato, a Roma dalle rappresentenze sindacali nazionali e del Canton Ticino, il Governo e le associazioni dei Comuni di confine. Il via libera per l’ultimo miglio e la firma dell’accordo che dovrà essere ratificato dai due Stati.

"Questa intesa migliora e integra il trattato internazionale raggiunto in mattinata tra l’Italia e la Svizzera in merito all’imposizione fiscale dei lavoratori italiani frontalieri – spiega Salvatore Augurusa, responsabile nazionale della Cigl per le questioni legate ai frontalieri –. Il negoziato di questi mesi ha consentito alle parti di giungere a un punto di equilibrio che ci consente di passare dalla tassazione esclusiva alla tassazione concorrente, come già previsto nella maggior parte dei confini italiani. Per prevenire il rischio della doppia imposizione è stata introdotta una clausola di salvaguardia per i frontalieri a partire dal 31 dicembre 2018 e fino alla conclusione dell’iter di recepimento con l’entrata in vigore del nuovo accordo, nell’anno successivo all’approvazione dei due Parlamenti. Tale condizione, che determina un requisito soggettivo per tutta la vita lavorativa, estende il mantenimento dei trattamenti attuali anche a coloro che stipuleranno un nuovo rapporto nei prossimi anni fino all’applicazione delle nuove condizioni, superando la previsione dell’accordo del 2015 che, al contrario, lo limitava ai lavoratori in forza al 31 dicembre 2020". Il negoziato ha inoltre permesso che il nuovo trattamento, che andrà a regime successivamente all’entrata in vigore del trattato, possa ridurre sensibilmente le differenze tra i lavoratori e consentire una maggior difesa dei salari medio-bassi. Ad esempio è stato introdotto l’innalzamento della franchigia a 10mila euro, sotto forma di credito d’imposta incrementato per tutti i lavoratori frontalieri italiani nei Paesi confinanti o limitrofi, la non imponibilità degli assegni familiari, la deducibilità dei contributi obbligatori per i prepensionamenti.

«Sono soddisfatta per il nuovo accordo siglato oggi a Roma tra l’Italia e la Svizzera sull’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri – spiega la deputata comasca del Pd, Chiara Braga –. Un accordo frutto di un intenso lavoro collegiale, di consultazioni e di confronto tra i rappresentanti delle diverse parti interessate dei due Stati che mette d’accordo lavoratori e Comuni di confine". L’accordo prevede l’innalzamento della Naspi in relazione alla retribuzione effettivamente percepita, e che il Governo si assumesse l’impegno sul riconoscimento delle pari condizioni per l’uso sempre più diffuso del lavoro agile. "Entro aprile del 2021 verranno avviati i lavori di un Tavolo interministeriale che dovrà portare alla definizione dello Statuto dei Lavoratori frontalieri– prosegue Augurusa – non solo per i 70mila lombardi impiegati in Canton Ticino, ma anche per gli altri 35mila che lavorano in Austria, Francia e Slovenia. Quello che vogliamo è ottenere una normativa omogenea in materia di sicurezza sociale, mercato del lavoro, dialogo sociale e cooperazione internazionale". Soddisfatti anche i Comuni di frontiera, il negoziato ha consentito il mantenimento dei ristorni nella fascia dei 20 chilometri dal confine svizzero fino al 2033 e successivamente, la garanzia strutturale di risorse finanziarie in termini di trasferimenti dallo Stato fino al 50% di parte corrente, in misura costante e pari a quanto determinato per l’anno 2019, ovvero 87.661.383 euro.