PAOLA PIOPPI
Cronaca

Maxi frode fiscale, le società società Ciops e Villa Olmo Lago verso il fallimento

Como, buco da 800mila euro. Avevano partecipato alle gare d’appalto per la gestione del lido e del ristorante

L’operazione ha portato a 34 arresti, coinvolte quindici società

Como, 15 ottobre 2019 - La Procura di Como ha chiesto il fallimento delle società Ciops e Villa Olmo Lago, entrambe riconducibili al commercialista comasco Bruno De Benedetto, 52 anni, arrestato una settimana fa con l’accusa di turbativa d’asta nelle gare indette dal Comune di Como per la concessione del ristorante Spiaggia di via per Cernobbio a Villa Olmo, e del lido di Villa Olmo. Le due società avrebbero infatti accumulato, complessivamente, circa 800mila euro di debito scaduti nei confronti dell’erario – indicativamente 500mila Villa Olmo Lago e 300mila la Ciops – per i quali il procuratore di Como Nicola Piacente, e il sostituto Pasquale Addesso, hanno deciso di procedere con l’istanza al Tribunale Fallimentare.

Salgono così a 15 le società per cui al Procura di Como ha chiesto il fallimento nell’ambito dell’indagine, condotta a partire dal 2017 dalla Guardia di finanza di Como e dalla Squadra Mobile di Milano, che martedì scorso ha portato all’arresto di 34 persone, raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare che rappresenta la sintesi di più filoni di indagine, tra questi, una maxi frode fiscale emersa nel settore delle cooperative per il facchinaggio e le pulizie, per 13 delle quali la Procura ha chiesto l’intervento del Tribunale per mettere fine al forte debito tributario. Ora la richiesta è arrivata anche per la Villa Olmo Lago, che da dieci anni gestisce il ristorante La Spiaggia a Villa Olmo, e per la Ciops, che compare nella compagine di altre società, riconducibili a De Benedetto, tra cui la Cafè Fleurs srl, che partecipato alla gara indetta dal Comune di Como nel 2016. Indagano sulle gare confluite nell’indagine, sono emersi i debiti erariali su cui si basa ora la richiesta di fallimento.

Intanto sono tuttora in corso gli interrogatori di garanzia degli arrestati: la settimana scorsa sono stati sentiti – al Bassone dal gip Carlo Cecchetti, che ha emesso l’ordinanza, o per rogatoria nelle case circondariali di Busto Arsizio e Monza – i 22 indagati finiti in carcere, mentre questa settimana sono previsti gli interrogatori dei 12 finiti ai domiciliari. Tra questi, il commercialista comasco Paolo Lanzara, 51 anni, che sarà sentito venerdì, coinvolto nell’indagine in merito al fallimento del ristorante Pane e Tulipani di Como. De Benedetto, che si trova invece in carcere, e la settimana scorsa si è avvalso della facoltà di non rispondere, attraverso il suo legale, avvocato Paolo Camporini, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame, relativamente alla misura cautelare che lo ha colpito. L’indagine, che vede al momento quasi sessanta indagati con vari ruoli, non è ancora chiusa: ora gli inquirenti stanno procedendo all’esame dell’attività delle numerose società che si ritiene siano coinvolte in questa vicenda, tra cui 40 cooperative che si ritiene venissero create con il solo scopo di alimentare un sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale «ininterrottamente replicato dal 2010 – come ha spiegato il procuratore capo – attraverso la sostituzione di società dolosamente destinate al fallimento».

Un meccanismo alle spalle del quale ci sarebbero Massimiliano Ficarra, 50 anni, commercialista di Gioia Tauro con residenza a Lomazzo, e Cesare Pravisano, 61 anni di Lomazzo, ex funzionario di banca. Ma il motivo per cui anche il nome di De Benedetto compare in questa indagine, pur con contestazioni differenti, scaturisce dal legame emerso con il collega calabrese, del quale sarebbe stato «suo nuovo professionista di fiducia». Entrambi sono in carcere, considerati gli ideatori ma anche i coordinatori di un meccanismo di frode, che aveva reclutato una quantità di teste di legno assegnate alle diverse società man mano utilizzate.