REDAZIONE COMO

Forbiciate al figlio neonato Condannata a cinque anni

Como, il bimbo era stato salvato dal 118. Il pm aveva chiesto l’assoluzione per totale vizio di mente

Aveva fatto nascere il suo bimbo nel bagno di casa, di nascosto, riuscendo a non far trapelare nulla di quella gravidanza che si era trovata a dover gestire in un momento emotivamente difficilissimo. Il giorno del parto, aveva fatto tutta da sola, cercando di tagliare il cordone ombelicale con le forbici, in modo maldestro. Ma da quel drammatico parto, il bimbo era uscito coperto di tagli e ferite, salvato solo grazie all’intervento dei genitori della ragazza, una ventenne di Como, che a luglio 2020 si erano trovati davanti a una figlia partoriente di cui fino a quel momento non avevano saputo nulla. L’intervento tempestivo del 118 aveva consentito di salvare il bimbo, ma la Procura di Como aveva fatto un’altra lettura di quanto avvenuto: non ferite accidentali causate dall’incapacità di tagliare il cordone, ma ferite volontarie, ripetute in più parti del corpo. Il bimbo era stato colpito al collo, al petto, persino al volto, provocandogli una lesione alla linguetta nella bocca, con un paio di forbici di medie dimensioni.

Ieri la ragazza è finita a processo davanti al Gup Andrea Giudici con l’accusa di tentato omicidio, andando incontro a una condanna a 5 anni, con rito abbreviato. Per lei il pm Antonio Nalesso aveva chiesto l’assoluzione per vizio di mente, come emerso dalle consulenze svolte in corso di indagine dallo psichiatra Nicola Molteni, incaricato dalla Procura. Il giudice ha invece riconosciuto il vizio parziale, applicato le attenuanti generiche, ed emesso la condanna. Il giorno del parto, di cui non aveva detto nulla a nessuno riuscendo a camuffare la gravidanza, era stata trovata in una condizione di confusione mentale, un corto circuito causato dalla sua condizione, contestuale alla fine della relazione con il fidanzatino. La consulenza aveva stabilito la totale incapacità di intendere e volere della ventenne al momento del fatto, ma allo stesso tempo l’assenza di ogni forma di pericolosità sociale. Ma il giudice, a maggio, aveva disposto una ulteriore perizia, il cui esito è stato meno drastico rispetto alla precedente. Il bimbo, fin da subito affidato al Tribunale dei Minori di Milano, era stato dato in adozione. Paola Pioppi