
Filippo Dallinferno arriva sui palchi con il suo “Aquarius“ Venerdì 7 febbraio suonerà dal vivo il 7 febbraio al Joshua Blues Club di Como
Dopo aver girato il mondo con i Crazy Town, dopo i Casablanca, i The Fire e i Rezophonic, dopo anni di collaborazioni, Filippo Dallinferno arriva sui palchi con il suo “Aquarius“, un disco da ascoltare tutto d’un fiato, un viaggio attraverso un’odissea personale, psichedelica, accompagnato da liriche elevate e una gran voce. Un omaggio alla chitarra elettrica e al periodo della grande libertà artistica fra gli anni ’60 e ‘70. Il musicista comasco, ora trapiantato a Torino, sarà sul palco del Joshua Blues Club di Como il 7 febbraio.
Come è nato Aquarius?
"Avevo fatto un disco nel 2012. Un album completamente diverso da questo, poi ho fatto tante collaborazioni. Con i Crazy Town in tre anni ho girato tutto il mondo. Con il Covid si è bloccato tutto. Sono rientrato un po’ nel mio corpo e nella mia mente. Ho iniziato a mettere giù questa cosa, iniziata come un flusso di coscienza chitarristica. L’embrione dell’album era un’unica traccia di 29 minuti di chitarra e batteria".
Il risultato è un disco da ascoltare dalla prima all’ultima traccia...
"Sono undici pezzi in cui provo a raccontare il mondo attraverso gli occhi di 10 personaggi molto diversi. C’è il punto di vista di un rapinatore in fuga a cavallo (Madre fortuna), “Sotto i fari del Bennet“, in collaborazione con una leggenda dell’armonica come Charlie Musselwhite in cui racconto di serate nel parcheggio di un supermercato. Un pezzo in cui attraverso l’inconscio parlo con un amico che non c’è più (Amico fratello)".
Hai suonato tutte le parti?
"Tutto tranne la batteria, anche se le parti le ho scritte io".
Come sarà il live?
"Sono tornato al concetto di partenza. A Como saremo in due: batteria (Francesco Cornaglia) e chitarra. Un setting dai concetti tecnici semplici ma con un livello di ingegnerizzazione abbastanza complesso. Per assurdo diventa tutto molto selvaggio e di impatto".
Federico Magni