Paola Pioppi
Cronaca

Esecuzione nel bosco Arrestato boss albanese

Edmond Como, trafficante di droga, sparò al connazionale che chiedeva soldi Il corpo fu trovato il 2 aprile 2017 a Eupilio da un gruppo che puliva il verde

Metaj Besnik, albanese di 39 anni, tre anni fa era stato spogliato, fatto inginocchiare e ucciso con due colpi di pistola che lo avevano raggiunto alla nuca, sparati da vicino. Era poi stato seppellito in un bosco di Eupilio, al Cornizzolo, e il suo cadavere non sarebbe mai stato ritrovato, non fosse per alcuni volontari che stavano facendo pulizia del verde una domenica mattina. Uno di loro aveva visto spuntare dal terreno un ciuffo di peli, e per qualche attimo si era illuso che fosse un animale. Invece era la testa di Besnik, quel poco che rimaneva di un corpo ormai irriconoscibile. Per quell’omicidio, ieri mattina i carabinieri del Reparto operativo di Como hanno arrestato Edmond Como, 45 anni, raggiunto nella sua abitazione di Garbagnate Monastero, ritenuto l’autore di quella esecuzione. È accusato di omicidio, occultamento di cadavere, detenzione e porto d’arma da fuoco illegale, commessi in un luogo imprecisato del Veneto e della Lombardia, tra il 5 marzo 2017, quando si sono perse le tracce del telefono di Besnik, e il 2 aprile, giorno del ritrovamento. Pochi giorni dopo l’identificazione del corpo, le indagini si erano orientate verso il traffico di droga dai Balcani, e in particolare nella zona di Treviso, dove viveva la vittima: si è così arrivati a inquadrare il delitto nel contesto di una mancata riscossione di denaro derivante dalla cessione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, cocaina e marijuana, provenienti dall’Albania e sequestrati dalla Squadra mobile di Treviso tempo prima. Besnik sarebbe dunque stato ucciso per aver richiesto con troppa insistenza al suo connazionale e referente il pagamento dovuto.

Edmond Como vive da anni nel Comasco ed è molto noto. Secondo gli investigatori, ricoprirebbe da tempo un ruolo fiduciario e di unione tra gruppi criminali albanesi veneti e gli acquirenti del Nord Italia. Ma il suo nome era emero già dall’indagine Infinito del 2010, che aveva disarticolato diverse locali della ‘ndrangheta in Lombardia, tra cui quella di Erba. Anche all’epoca, veniva indicato come tramite tra i trafficanti albanesi e gli uomini della ‘ndrangheta per "il progetto d’importazione, attraverso il porto di Gioia Tauro, controllato dalle famiglia della Piana, di grossi carichi di cocaina". Legato all’organizzazione, capace di mantenere contatti qualificati con vari esponenti delle famiglie di ‘ndrangheta, negli atti di indagine veniva indicato – a dispetto della sua origine albanese – come “uomo di riferimento” di Pasquale Varca, condannato come capo della locale di Erba. © RIPRODUZIONE RISERVATA