Erba: morì fra le lamiere, il mistero della Dodge

La notte fra il 16 e il 17 Enrico Rovelli morì nello schianto con la sua Viper. Anni dopo la casa automobilistica chiede di portare l'auto al più presto in un'officina per un difetto strutturale

La Viper sulla quale viaggiava Davide Rovelli

La Viper sulla quale viaggiava Davide Rovelli.

Merone (Como), 16 aprile 2016 - Sei anni non sono bastati per convincere Enrico Rovelli, l’ex-manager di Vasco Rossi e proprietario del Rolling Stone di Milano, che dietro la morte del figlio Davide non si nasconda un mistero. Un incubo ancora di fronte ai suoi occhi quello vissuto la notte tra il 16 e il 17 gennaio del 2010, quando lo chiamarono nel cuore della notte per avvisarlo dell’incidente capitato a Davide sulla Nuova Valassina, all’altezza dello svincolo che si trova di fronte al cimitero del paese. Davide aveva trascorso una serata all’American Road e insieme a un gruppo di amici si era rimesso in auto per fare ritorno a Milano.

Per fortuna viaggiava solo sulla sua Dodge Viper che all’improvviso e inspiegabilmente ha sbandato, puntando verso l’uscita subito prima del ponte della superstrada, andando in testacoda e schiantandosi contro un palo. «L’auto era distrutta – ha raccontato Enrico Rovelli a Matteo Viviani del programma tv «Le Iene» che l’ha intervistato nei giorni scorsi – soprattutto sul lato guida dov’è avvenuto il contatto con il palo. Entrambi gli airbag frontali erano esplosi, ma lì per lì non ci ho fatto caso, mio figlio era ancora vivo, incosciente e incastrato all’interno dell’abitacolo. Ho sperato fino all’ultimo nel miracolo».

Invece per Davide Rovelli non c’è stato nulla da fare: secondo il rapporto della polizia stradale l’eccessiva velocità, un piccolo dosso e il fondo stradale ghiacciato avrebbero fatto perdere il controllo. «Così hanno detto – ha proseguito Enrico Rovelli – Qualche settimana fa mi è arrivata una lettera della Dodge in cui si chiedeva di portare al più presto l’auto da un’officina autorizzata per un difetto strutturale». Nella missiva spedita dalla casa automobilistica si fa accenno a un difetto della centralina, che potrebbe provocare in corsa il pretensionamento delle cinture di sicurezza e l’esplosione degli airbag. «Appena l’ho letto ho capito cos’era accaduto a mio figlio – ha spiegato Enrico Rovelli alle «Iene», cui si è rivolto per riaprire il caso – Ho dato incarico a un perito per cercare di ricostruire, l’accaduto e la tesi dell’esplosione accidentale è stata giudicata compatibile.

Per me è l’unica spiegazione: mio figlio era astemio e non correva in auto. In più abbiamo ricostruito le condizioni meteo che c’erano quella notte: c’era una temperatura di 3 gradi, sull’asfalto non ci sarebbe potuto essere ghiaccio. E infine mi devono spiegare come mai entrambi gli airbag si sono aperti se l’impatto è avvenuto di lato e non frontalmente». Un mistero cui solo la Dodge potrebbe rispondere, analizzando la centralina, ma la casa automobilistica inizialmente disponibile sembra essersi tirata indietro di fronte alla richiesta di una perizia di parte. Intanto il termine di prescrizione si avvicina.