Erba, il campione di arti marziali che ha battuto il coronavirus

Cristian Binda racconta la sua esperienza. "I primi giorni sono stati i più duri, ora ce l’ho fatta. Sono felicissimo"

Cristian Binda

Cristian Binda

Erba (Como), 3 aprile 2020 - Sull’ottagono lo chiamavano «Mano di Pietra» ma, questa volta, nella gabbia della vita, la battaglia è stata contro il nemico invisibile del coronavirus. E Cristian Binda ha vinto. «Ce l’ho fatta, sono felicissimo», dichiara con una bella risata, al telefono, il campione classe’77 di Erba dall’ospedale di Lanzo d’Intelvi. L’odissea per lui è iniziata martedì 10 marzo. 

«All’inizio avevo solo la tosse – ricorda Binda – e stavo bene. Poi, piano piano, è iniziato il calo e mi è venuta la febbre. Dopo una settimana avevo 39 di febbre e continuavo a prendere la tachipirina: la mattina scendeva, ma il pomeriggio o la sera saliva sempre. Per fortuna non avevo difficoltà respiratorie, ma avevo sempre male al petto e la tosse che non passava». Il campanello d’allarme, dopo 10 giorni, è arrivato verso il 20 di marzo: «Il medico di famiglia mi diceva di stare a casa, prendere la tachipirina, e non preoccuparmi – prosegue l’allenatore di mma -. Per precauzione ho chiamato anche un mio amico che fa il medico all’ospedale Sant’Anna. Quando gli ho sottolineato che mi faceva male anche il petto, lui mi ha detto di andare in ospedale. Lì ho avuto paura di non farcela, ma ho raccolto le mie forze e sono andato». Dopo il ricovero al Sant’Anna, e la conferma della positività, Binda è stato trasferito al Lanzo d’Intelvi dove tuttora è ricoverato: «I primi giorni sono stati i più duri, ma poi è iniziato ad andare tutto in discesa e la febbre è andata via – commenta -. Per fortuna non ho mai dovuto usare il respiratore. 

Adesso sono guarito, ma devo aspettare che il tampone di controllo sia negativo per potermene tornare a casa». Binda, che ha combattuto nell’ottagono di Mma fino al 2016, è sempre stato un sportivo e anche nella sua palestra, la Top Level di Erba, si teneva in allenamento: «Il coronavirus non guarda in faccia nessuno – conclude -. Per questo bisogna stare attenti e stare a casa. Io, forse, potrei essermi ammalato prima del lockdown dell’8 marzo. Sono sceso qualche sera nel bar sotto casa: era vuoto, ho limitato i contatti, ma non ho la certezza. O forse posso averlo preso al supermercato prima che facessero entrare le persone scaglionate per fare la spesa». Il video in cui raccontava di aver scoperto di essere stato contagiato dal coronavirus ha colpito molte persone che lo seguono e l’appello per chiedere a tutti di rimanere a casa è stato molto toccante. «Non è uno scherzo! State a casa! Sono stato tutta la notte nel reparto d’urgenza a Como ed è peggio di un girone dantesco. Da crepacuore! Statevene in casa e ne usciremo».