EMILIO
Cronaca

“El sciustrée“ che sacaldava le nostre case

Emilio Magni lamenta la scarsa qualità della carbonella per il barbecue. Gli amici ricordano il negozio locale "el sciostrée" come fonte affidabile. Origine del termine e ruolo nel dialetto milanese.

“El sciustrée“  che sacaldava le nostre case

Emilio Magni lamenta la scarsa qualità della carbonella per il barbecue. Gli amici ricordano il negozio locale "el sciostrée" come fonte affidabile. Origine del termine e ruolo nel dialetto milanese.

Magni

Era palesemente irritato l’altra mattina “el Poldu“, quando è arrivato a bar per il solito aperitivo con gli amici. Senza aspettare che gli chiedessero il perché del suo volto scuro, “el Poldo“ ha spiegato che non riesce più a trovare la carbonella buona per fare il barbecue, che a lui piace tanto. Quella del supermercato vale niente. È subito intervenuto Carletto che ha detto: "Ghen pù purtropp i sciostrée de una volta". Quasi tutti gli amici hanno approvato: "Lì sì che te truvavet la carbunela buna". “El sciostrée“ era il titolare di un negozio importante e vitale per il popolo perché dentro i loro antri scuri vendevano legna e carbone, oltre a tutta una serie di cose che servivano per la casa, per l’orto e altro ancora come i liquidi infiammabili. La “sciostra“ era il suo negozio: una caverna oscura, buia dantesca piena di oggetti arruffati e di misteri, avventurandosi nella quale era difficile ritrovare il passo verso l’uscita. “El sciostrée“ era il re e il despota assoluto di queste caverne. “El carbunatt“ (anche così era chiamato) consigliava poi la legna e di carbone, adatti a seconda del tipo di stufa che si aveva in casa. Per i clienti che avevano pochi soldi da spendere, aveva a disposizione carbone di legna di basso prezzo e trucioli. Insomma era “el sciutrée“ che ti scaldava la casa. Da dove giungeva questo nome dialettale, così bello, così colorito? La sua origine è lontana. Secondo Francesco Cherubini, sommo esperto del dialetto milanese, il termine viene da “claustra“, quindi da “chiostra“. Cherubini, a tal proposito, citava Paolo Ferrari e il suo prezioso lavoro “Gli stati di Milano“, capitolo 422. Il “chiostro“ è il cortile monastico, intorno al quale sono allineate le chiostre dei monaci. La chiostra più lontana era adoperata per collocarvi legna, carbone, cose utili per coltivare i campi intorno al monastero. Era insomma un magazzino, di solito molto rifornito. Da “chiostra“ a “sciustra“ il passo è breve: altrettanto quello per arrivare al “sciustrée“ che ha tirato in ballo Carletto al bar. emiliomagni@yahoo.it