Franco svizzero e frontalieri sono le due facce della stessa medaglia in Canton Ticino, legati a filo doppio con l’andamento dell’economia, ma così imprevedibile come in questi giorni che coincidono con la rielezione di Trump negli Usa e le incertezze legate al conflitto in Ucraina. Così se il franco si è riscoperto ancor più super, con un cambio che veleggia a 1,07 euro, per i lavoratori italiani i tempi non sono dei migliori almeno a giudicare dalla contrazione dei contratti a loro riservati oltreconfine. Nell’ultima rilevazione compiuta dall’Ufficio Federale di statistica i lavoratori frontalieri impiegati in Canton Ticino sono risultati 79.303, in calo dello 0,6% rispetti ai tre mesi precedenti e dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un dato in controtendenza con il resto della Svizzera dove, al contrario, il numero di persone straniere con un permesso G attive a fine settembre ha superato quota 403 mila, in aumento del 2,4% rispetto al terzo trimestre del 2023. Poco più della metà di tutti i frontalieri è domiciliata in Francia (57,4%), mentre il 23,0% e il 16,4% rispettivamente in Italia e in Germania. A pesare sul calo dei frontalieri anche i nuovi accordi in materia fiscale sottoscritti da Italia e Svizzera nel corso del 2023, che hanno reso meno conveniente andare a lavorare oltreconfine. Dal 1 gennaio scorso infatti la Svizzera trattiene l’80% dell’imposta alla fonte regolarmente prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri (ovvero tutti i lavoratori assunti dopo il 17 luglio 2023).
Questi ultimi per evitare la doppia imposizione sono poi tassati in via ordinaria anche in Italia. Un provvedimento che è pesato anche sul fronte della domanda, portando a una diminuzione, la prima dopo anni ininterrotti di aumenti, del numero di frontalieri. Ro.Can.