Danni ancora visibili a un anno dall’alluvione

A Laglio sono in buona parte da rimuovere i detriti trascinati a luglio del 2021 dal torrente Caraello. Il sindaco invoca un Piano Marshall

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di Roberto Canali

Parlare di alluvione con le temperature tropicali di questi giorni e il livello del Lario, ormai da settimane, stabilmente sotto lo zero idrometrico (ieri sera misurava -38 centimetri, a un soffio dalla soglia di allarme che scatta a -40) può sembrare un’assurdità, eppure è trascorso appena un anno da quando i nubifragi devastarono il ramo comasco del Lario. Cicatrici tuttora ben visibili a Laglio dove il torrente Caraello ha trascinato a valle 9mila metri cubi di detriti, in gran parte ancora da rimuovere. "Gli episodi alluvionali di estrema gravità tanto da essere riconosciuti come calamità naturale dalla presidenza del consiglio dei ministri, si verificarono il 27 luglio 2021 alle 8,30 e il pomeriggio del 4 agosto - ricorda il sindaco Roberto Pozzi - C’è da segnarsi con il gomito che nessuna persona sia rimasta ferita o perita: qualcuno, come si dice, guardò giù con occhio benevolo". La forza delle acque fu così devastante da deviare il corso del torrente Caraello, scavando un nuovo alveo dalla parte opposta di quello naturale.

"Per gli interventi di somma urgenza e per la ricostruzione del ponte abbattuto su via delle frazioni, sono state impiegate tutte le risorse disponibili del nostro bilancio, anche utilizzando gran parte dell’avanzo di amministrazione 2021, per un totale di oltre 650mila euro - fa il rendiconto il sindaco - Altri 95mila sono già stati impegnati a fronte di un contributo statale precedente per interventi sulla parte a monte della valle Caraello". Dal punto di vista dei contributi la Regione ha battuto la Presidenza del Consiglio, destinando un milione e 200mila euro a fronte dei 65mila arrivati da Roma. Gli interventi di messa in sicurezza hanno ottenuto il via libera da Palazzo Lombardia lo scorso 15 luglio e adesso si potrà finalmente procedere con i progetto esecutivo e la gara d’appalto.

"È molto facile e lo capisco anche, accusare a un anno da quei tragici eventi, che la situazione non è ancora risolta, che non si è fatto nulla, che è così che le cose vanno nel nostro Paese, che la burocrazia è eccessiva e via lamentando. Posso assicurare che il lavoro profuso è stato massimo e l’impegno non è mai venuto meno. Purtroppo il nostro Paese deve fare i conti, troppo spesso, con eventi calamitosi di inaudita gravità e la “coperta” dei finanziamenti, per quanto la si strattoni, è sempre corta". Per tornare alla normalità in paese sarà necessario rimuovere 9mila metri cubi di detriti, trascinati a valle dal torrente, restituendo così le loro case o quel che ne rimane, ad altrettante famiglie.

"Il nostro territorio è, da un punto di vista geologico, fragile e il progressivo abbandono della montagna ha, nei decenni, aggravato il problema. Evochiamo a gran voce un “Piano Marshall” per la salvaguardia dell’ambiente montano, gestito a livello regionale, con fondi straordinari e sotto un’unica, competente regia".