
Antonio Pennestrì, 78 anni
Como, 5 agosto 2019 - L'indagine per corruzione partita dallo studio commercialista di Antonio Pennestrì, 78 anni, e del figlio Stefano, 43 anni, si sta trasformando in una macchina che quasi quotidianamente notifica avvisi di garanzia. Arrestati il 24 giugno, assieme all’ex dirigente dell’agenzia delle entrate di Como, Roberto Leoni, 66 anni e all’ex responsabile dell’area legale, Stefano La Verde, 46 anni, i due commercialisti hanno deciso di sottoporsi a lunghissimi interrogatori con il sostituto procuratore Pasquale Addesso, così come La Verde. Verbali i cui contenuti sono stati secretati, ma nel frattempo la Guardia di finanza ha acquisito tutta la documentazione presente nello studio dei due commercialisti comaschi, relativa ad anni di attività. Negli ultimi giorni, sono state raggiunte da avviso di garanzia tre società: la Tessitura Imperiali, la Tessitura Taborelli e la Tintoria Butti, per la quale era già finito agli arresti domiciliari Andrea Butti, 61 anni, titolare di un terzo delle quote.
Analogo provvedimento ha raggiunto Ambrogio e Mario Alberto Taborelli, dell’omonima tessitura, Marica Amanda e Claudia Imperiali, della Tessitura Imperiali, e Clarissa Camici, professionista dello studio Pennestrì, che si aggiunge ai colleghi Simona Secchi e Alfonso Cirillo, a loro volta già destinatari di perquisizioni. Per tutti, viene ipotizzato il concorso con Antonio Pennestrì e Roberto Leoni. Tuttavia le iscrizioni sul registro degli indagati, stanno proseguendo parallelamente all’analisi delle documentazioni da parte della Guardia di finanza del Nucleo Economico Finanziario, ma anche in base ai primi riscontri delle dichiarazioni rese da tre dei quattro indagati finiti in carcere.
Elementi non noti al momento, chiusi nel riserbo delle indagini con la prospettiva di fare ulteriori verifiche e procedere nei confronti delle ulteriori società o soggetti che man mano stanno emergendo. Ma ormai il numero dei nominativi iscritti sul registro degli indagati comincia a essere rilevante, soprattutto dopo le notifiche che nelle scorse settimane hanno riguardato alcuni referenti società sportive, sia del Comasco che di altre regioni, in questo caso con ipotesi di reati fiscali e illeciti nelle fatturazioni.