Coronavirus, la paura fa capitolare la Posta svizzera

Non si accettano più pacchi diretti in Cina. E in Canton Ticino si rivolgono all’Italia

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Como, 18 febbraio 2020 -  La paura del Coronavirus è arrivata anche oltreconfine e a capitolare è stata addirittura la mitica Posta svizzera, considerata un modello di efficienza a livello mondiale, che ha deciso di non accettare più pacchi e missive diretti in Cina. Una scelta imposta dalla difficoltà di trovare voli diretti verso il colosso asiatico che fa paura da quando, ormai un mese fa, si sono avute le prime avvisaglie dell’epidemia. Così nell’impossibilità di poter garantire il recapito di colli e missive in tempi accettabili i pignolissimi svizzeri hanno deciso di sospendere il servizio.

"Possiamo disporre di un terzo della capacità effettivamente necessarie per gli invii destinati in Cina – spiega in una nota l’azienda – Per questo non accetteremo più lettere e pacchi destinati alla Cina nelle nostre filiali e nelle filiali in partenariato". Naturalmente gli stessi problemi ci sono anche per i pacchi spediti dalla Cina verso l’Europa, un flusso che si è moltiplicato in questi ultimi anni soprattutto grazie alle vendite dei colossi online. Da Poste svizzere si ricorda che in caso di spedizioni improrogabili ci si può avvalere del servizio con urgenza, che equivale alla nostra assicurata, anche se in questo caso l’azienda non è sicura di riuscire a consegnare pacchi e lettere entro il limite di 3-6 giorni previsto normalmente. L’alternativa, almeno per chi vive in Canton Ticino, è utilizzare le Poste italiane.