
Sequestrati 76 chili di oro per un valore di 3,5 milioni 1,2 milioni in contanti e 140mila euro in pietre preziose
Como, 3 marzo 2025 – L’oro veniva raccolto in Italia, trasferito in Svizzera o Ungheria, destinato a essere fuso in Liechtenstein, infine rivenduto in Germania. Tutto al di fuori dei canali leciti. È stata proprio l’autorità giudiziaria del Liechtenstein a chiedere all’Italia accertamenti su una serie di persone sospettate di riciclaggio di oro. Le indagini successive, condotto dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Como, hanno così ricostruito due anni di movimentazione illegale di metallo prezioso - tra 2019 e 2021 - che ha ora portato a contestare l’accusa di associazione per delinquere a nove indagati. Massimiliano Brocai, 65 anni di Como residente in Svizzera, Ivan Arnaboldi, 64 anni di Pedrinate in Canton Ticino, e Paolo Lurati, 51 anni domiciliato a Tremezzina, indicati come promotori e organizzatori del sodalizio. Rossano Tomassini, 72 anni di Alta Valle Intelvi, e Luigi Mottola, 56 anni residente a Budapest, esecutori delle direttive ai corrieri Giampietro Ferrari, 63 anni di Campione d’Italia, Angelo Pappalardo, 41 anni di Catania, Adriano Giusti, 61 anni di Arezzo, e Davide Bartesaghi, 52 anni di Annone. Sono inoltre indagati per singoli episodi di riciclaggio Flori Labi, albanese di 32 anni di Perugia, e Gianpietro Detommaso, 27 anni di Altamura.
Il sostituto procuratore di Como Michele Pecoraro contesta complessivamente il trasferimento di una trentina di chili di oro a settimana, con una media di 5 chili al giorno. Durante le indagini, intercettando le operazioni più significative, erano stati sequestrati 76 chili di oro destinati all’espatrio, per un valore di quasi 3 milioni e mezzo, un milione e 200mila euro in contanti, monili e pietre preziose del valore di 140mila euro.
In tutto sono state denunciate 25 persone, a vario titolo, per riciclaggio, ricettazione e violazione della normativa sul mercato dell’oro. I canali di approvvigionamento andavano dai privati ai gioiellieri e ai negozi di compro oro, pagati in contanti in varie regioni d’Italia. Poi denaro, gioielli e metalli preziosi di contrabbando viaggiavano verso le diverse tappe europee, nascosti nel doppiofondo di auto appositamente predisposte: 7 della quali, tra cui Mercedes, Audi e Bmw, sequestrate dalla Gdf.