Como, poveri ma con il conto in Svizzera: c'è anche un prete

Sotto sequestro sei conti correnti. Il sacerdote con un tesoretto di 200mila euro e l’artigiano con 600mila euro percepivano gli assegni sociali

Scoperti sette furbi

Scoperti sette furbi

Como, 17 aprile 2018 - Una media di seimila euro all’anno erogati a titolo di assegno sociale, che sarebbero stati percepiti senza averne diritto, sfociati ora nel sequestro dei conti correnti di sei contribuenti, per una ammontare complessivo di circa 100mila euro. In tutti i casi si tratta di ultra settantacinquenni, tra cui un sacerdote, che avevano ottenuto il contributo statale previsto per integrare i redditi inferiori agli ottomila euro lordi annui. Tuttavia la Guardia di finanza di Como, ha preso in esame le loro posizioni, e soprattutto i loro patrimoni reali, a fronte dei dati emersi dalla «voluntary disclosure», quella forma di collaborazione proposta dallo Stato italiano ai contribuenti, titolari di capitali detenuti illecitamente all’estero, di regolarizzare la loro posizione con il fisco, denunciando quanto detenuto su conti correnti svizzeri. È così emersa l’irregolarità di sei beneficiari che avevano chiesto e ottenuto per due o tre anni l’erogazione di un reddito che può arrivare fino a ottomila euro lordi l’anno, previsto per chi non ha redditi propri o non raggiunge la soglia minima di sussistenza. Si tratta di una legge del 1995, a favore di cittadini la cui età supera i 75 anni, le cui condizioni risultano al di sotto della sopravvivenza. 

Come di fatto appariva anche in questi casi, salvo poi scoprire il possesso di beni custoditi oltreconfine, tali da far venir meno l’immagine di indigenti che avevano rappresentato al fisco italiano. Così il sostituto procuratore di Como Mariano Fadda, che indaga con l’ipotesi di indebita erogazione ha dato incarico alla Guardia di finanza di mettere sotto sequestro le cifre per equivalente che sarebbero state indebitamente incassate da ognuno di loro. La somma complessiva si aggira sui 100mila euro. Con una media di 20mila euro a testa o poco meno, ottenuta da pensionati che in Italia figuravano come appartenenti alle fasce economiche più deboli, ma che in Svizzera risulta abbiano disponibilità finanziarie tali da non farsi mancare nulla. Tra di loro, compaiono una vedova ottantenne, che in Italia percepiva la pensione sociale, 22mila euro in quattro anni, ma che in Canton Ticino era titolare di un conto su cui erano depositati 250mila euro. Oppure il sacerdote con un tesoretto di 200mila euro, l’artigiano con 600mila euro.