Condannato Aklile Selassié: è il papà di Jessica, la vincitrice del Grande Fratello Vip

Truffa a Mendrisio, per il tribunale il sedicente principe d'Etiopia ha raggirato tre ricchi imprenditori estorcendogli 13 milioni di euro

Giulio Bissiri e le figlie

Giulio Bissiri e le figlie

Como, 29 settembre 2022 - Una prigione dorata, quella della figlia Jessica Hailé Selassié che nel marzo scorso ha vinto l’ultima edizione del Grande Fratello Vip dopo oltre 190 giorni di permanenza della “Casa” più spiata dagli italiani a Cinecittà, una prigione e basta quella del padre Aklile Berhan Makonnen Hailé Selassié, alias Giulio Bissiri, condannato in Svizzera a sei anni per truffa continuata.

La condanna

Una storia degna di un romanzo, “rosa” o “giallo” decidetelo voi, quella dei discendenti, o presunti tali, di Hailé Selassié, ultimo imperatore del Corno d’Africa, non più sul trono dal 1974. Proprio sulla sua discendenza regale, decisamente ostentata se non palesemente millantata come ha ritenuto il tribunale di Mendrisio, in Canton Ticino, che l’ha condannato anche all’interdizione per 10 anni dalla Svizzera, ha costruito la sua fortuna Aklile Berhan Makonnen Hailé Selassié, 66 anni, condannato in primo grado per aver estorto attraverso una truffa complicatissima ben 13 milioni di franchi (oltre tredici milioni di euro ndr.) a tre ricchi imprenditori elvetici.

La truffa

Il “principe” che il realtà all’anagrafe italiana è registrato come Giulio Bissiri, figlio di un giardiniere italiano che lavorava nel palazzo del Negus, avrebbe convinto i discendenti dell’Imperatore d’Etiopia finiti sul lastrico e sull’orlo della bancarotta a firmagli una delega che lo indicava, nonostante le origini plebee, come terzo in linea di successione al trono. Con quelle carte in tasca il figlio del giardiniere diventato principe si è accreditato presso i circoli nobiliari di mezza Europa per entrare poi in contatto con ricchi imprenditori ai quali raccontava di essere in possesso di bond tedeschi emessi nel 1922, quando suo nonno era Imperatore d’Africa, tuttora validi ed esigibili per un controvalore di miliardi di euro.

La favola dei bond tedeschi

Naturalmente Selassiè per riuscire ad entrare in possesso della sua eredità aveva intrapreso una complicata, e costosa, causa legale e chiedeva ai suoi ricchi amici di fargli da sponsor, in cambio di una ricompensa principesca una volta entrato finalmente in possesso della sua fortuna. Una truffa proseguita per oltre vent’anni, tra viaggi in Africa dove era accolto come un re, raccolte di fondi per progetti umanitari mai realizzati e una vita, quella sì, da mille una notte. Solo in Canton Ticino l’uomo ha intascato 13 milioni di franchi dal 2007 al 2017 da tre ricchi imprenditori che avevano creduto alla favola dei bond tedeschi. Sono stati loro a denunciarlo e far scattare le manette ai suoi polsi, nel giugno del 2021, mentre si trovava in Lussenburgo.

Soldi spariti

Alla fine è stato condannato a sei anni di reclusione, uno in meno di quelli chiesti dalla Pubblica accusa, dopo essere stato ritenuto colpevole di “truffa per mestiere e falsità in documenti ripetuta”. “Ha agito per permettersi una vita da nababbo – ha spiegato il giudice nella sua sentenza - senza mostrare scrupoli”. Dovrà anche risarcire le sue vittime, anche se difficilmente riuscirà a farlo perché tutti i soldi che ha loro estorto sono spariti.