Como, detenuto del Bassone rischia di morire dopo aver inalato il gas di una bombola

Il trentenne italiano, detenuto per reati legati alla droga, voleva sballarsi ma è rimasto intossicato ed è stato salvato dagli agenti di Polizia penitenziaria

Al Bassone si è sfiorata la tragedia

Al Bassone si è sfiorata la tragedia

Como, 1 febbraio 2020 - E' stato salvato solo grazie al tempestivo intervento degli agenti di polizia penitenziaria in servizio al Bassone un detenuto trentenne di nazionalità italiana che per sballarsi ha inalato il gas delle bombolette utilizzate in cella per cucinare. A darne notizia il segretario regionale del Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenzaria, Alfonso Greco. "Solo il tempestivo intervento del personale di polizia penitenziaria di Como ha evitato che la tragedia si consumasse - spiega - Il detenuto è stato trasporta d’urgenza presso il nosocomio cittadino ove si è poi ristabilito”. 

Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, “l’uomo ha rischiato la vita dopo avere inalato in cella il gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande. Queste sono le drammatiche conseguenze a cui può portare uno “sballo”. Il grave episodio avvenuto nel carcere di Como, che non ha avuto un tragico epilogo grazie all’attenzione ed alla prontezza del personale di Polizia penitenziaria, riporta drammaticamente d’attualità la grave situazione penitenziaria, specie nel carcere comasco dove i poliziotti penitenziari lavorano sotto organico e ricoprendo più posti di servizio contemporaneamente. “Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 21mila tentati suicidi ed impedito che quasi 168mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, conclude Capece. Il SAPPE mette in evidenza che “nel sistema penitenziario lombardo oggi si registrano gravi episodi di violenza ed aggressione ai nostri agenti; le situazioni strutturali sono al collasso; la gestione delle relazioni sindacali e del benessere del personale è ai minimi storici con elevatissima conflittualità sindacale; gli eventi critici sono costanti e continui, come le colluttazioni, i ferimenti, le aggressioni, i tentati suicidi. E questo non garantisce affatto da un lato la certezza della pena detentiva e dall’altro le attività trattamentali di rieducazione del reo”. Da qui il rinnovo dell’invito al Guardasigilli Bonafede di trovare una soluzione urgente ai problemi penitenziari lombardi ed italiani.