
Il Tribunale di Como
Villa Guardia (Como), 13 aprile 2017 - Una condanna a trent’anni di carcere per Giuseppe Oliverio, 55 anni di Olgiate Comasco, 21 anni per Filippo Rinaldi, 48 anni di Como, 7 anni per Giuseppe Ruberto, 41 anni, residente in Calabria e altri 7 per Alessio Meneghini, 45 anni di Cairate, in questo caso somma della continuazione con una precedente condanna. È la sentenza letta ieri pomeriggio dal Tribunale Collegiale di Como, al termine del processo nel quale Oliverio e Meneghini erano accusati delle estorsioni realizzate ai danni dell’imprenditore comasco Vincenzo Francomano, titolare di un’officina meccanica a Villa Guardia.
Lo stesso Oliverio, assieme a Rinaldi e Ruberto, rispondeva inoltre della cessione di tre chili di cocaina e un chilo di hascisc nel gennaio 2015, transazione avvenuta tra Como e Varese. Le quantificazioni della pena, al termine del processo che si è svolto con giudizio immediato, sono andate ben oltre le richieste del pm della Dda di Milano Marcello Tatangelo, che per Oliverio aveva chiesto una condanna a 19 anni, a 12 anni e 6 mesi per Rinaldi. Ruberto e Meneghini sono andati agli arresti domiciliari, mentre il Tribunale ha disposto una provvisionale di 50mila euro a favore della parte offesa, lasciando che la quantificazione totale del danno subito avvenga in sede civile. Gli arresti dei quattro imputati risalgono a febbraio 2015, quando erano state eseguite le ordinanze di custodia cautelare sulla locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense, coinvolgendo altri fronti di indagine, tra cui quelli finiti a processo a Como. L’origine delle condotte estorsive contestate Oliverio e Meneghini, risale ad anni fa, quando Oliverio avrebbe impedito a Francomano di chiudere l’officina-gommista Formula 1 Gomme, di via Sant’Elia a Villa Guardia, che gli era stata data in gestione.
Secondo l’imprenditore, che aveva presentato denuncia facendo partire le indagini, Oliverio gestiva l’attività con modalità non soddisfacenti, e aveva svolto lavori di ristrutturazione senza la sua autorizzazione. Da qui i contrasti tra i due, sfociati alla fine in un contratto di affitto del ramo di azienda a favore di Oliverio. Meneghini era invece ritenuto titolare occulto e amministratore unico della società.