Casinò di Campione, un esposto boomerang

Datato 2016: poneva dubbi sulla gestione Pagan. Ha azzerato l’enclave

Carlo Pagan, 54 anni, residente a Venezia e amministratore delegato della casa da gioco di Campione (Cusa)

Carlo Pagan, 54 anni, residente a Venezia e amministratore delegato della casa da gioco di Campione (Cusa)

Campione d'Italia (Como), 13 agosto 2018 - «Corre l'obbligo quali consiglieri comunali, di portare a conoscenza quanto sta accadendo nel Comune di Campione d’Italia a seguito del comportamento della società che gestisce il Casinò Municipale e più specificatamente dal suo amministratore delegato Carlo Pagan». E' l’esordio dell’esposto presentato in Procura il 16 febbraio 2016 da Roberto Salmoiraghi e da Alfio Balsamo, all’epoca consiglieri di minoranza. Ma di fatto, è l’atto scatenante di una concatenazione di eventi che, in poco più di due anni, ha portato all’azzeramento del Casinò di Campione, al dissesto del Comune e a due inchieste giudiziarie.

Una paginetta e mezza con cui l’attuale sindaco dell’enclave, eletto a giugno successivo, segnalava la violazione della convenzione che regola il rapporto tra i due enti, tale da generare una situazione «drammatica», e chiedeva al Procuratore Capo di Como, Nicola Piacente, di intervenire «al fine di valutare se nel comportamento del dottor Pagan siano da ravvisare eventuali ipotesi di reato». In allegato era stata prodotta la corrispondenza che il funzionario dell’Area Economica del Comune inviava all’ex sindaco Paola Mangili, lanciando un allarme sui mancati versamenti delle ultime due decadi del 2015. Nelle settimane successive, era stato iscritto sul registro degli indagati l’ex amministratore delegato assieme ad altre figure di riferimento della precedente gestione societaria. Ma gli accertamenti disposti dal Procuratore e dal sostituto Pasquale Addesso, erano andati oltre.

La ricognizione dei bilanci della casa da gioco, aveva portato a gennaio scorso all’istanza di fallimento del casinò, presentata dalla Procura a fronte di un buco inizialmente stimato in 60 milioni di euro, e accolta il 27 luglio, mettendo fine all’attività. Nel frattempo il buco finanziario, secondo la sentenza dei giudici di Como, aveva raggiunto quota 132 milioni. All’udienza del 12 marzo il Comune di Campione si era schierato a fianco della casa da gioco, chiedendo a sorpresa di entrare nel procedimento e opponendosi alla richiesta di fallimento, sostenendo che la casa da gioco andava equiparata a un ente pubblico. Una tesi rigettata dai giudici hanno decretato la fine della società che dava lavoro a quasi 600 persone. Ma nel frattempo, i tentativi di dare ossigeno ai bilanci, hanno portato a una seconda indagine penale: a metà giugno l’avviso di garanzia per bancarotta preferenziale, ha raggiunto l’amministratore unico Marco Ambrosini, il sindaco di Campione Roberto Salmoiraghi e due funzionari della Banca Popolare di Sondrio. Nel mirino, questa volta, è finito il mutuo da tre milioni erogato a dicembre 2017 per il progetto, mai decollato, del Dragon Casinò a Villa Mimosa.