"Caro carburante, così dobbiamo chiudere"

Unici a resistere sono gli impianti al confine che hanno rimpiazzato i clienti italiani con gli svizzeri

Una crisi pesante quella che sta investendo le stazioni di servizio della Lombardia, molte delle quali sono a rischio chiusura per il caro carburante che ha portato a una riduzione dei consumi. Paradossalmente, gli unici che sono riusciti a contenere le perdite sono i distributori concentrati lungo la fascia di confine che, da quando il Governo ha introdotto lo sconto sulle accise, hanno rimpiazzato gli automobilisti italiani con quelli svizzeri. I dati comunque sono allarmanti, secondo la Federazione Autonoma Italiana Benzinai a rischio chiusura entro fine anno sono il 10% degli impianti di Como e Varese. E nel resto della regione non va meglio.

"In alcuni distributori il gasolio è già arrivato a 2 euro – spiega Massimo Sassi, presidente territoriale di Faib – È un fatto inspiegabile. Siamo molto preoccupati anche perché tra 15 giorni scade la proroga al taglio di 30 centesimi alle accise, con il rischio che il prezzo di benzina e gasolio superi la soglia più alta raggiunta in passato. I distributori non hanno più marginalità: alcuni, continuando a tenere aperto, perdono soldi. Del resto i ricavi dall’erogazione non tengono il passo dell’aumento delle bollette di elettricità, gas e acqua cui si aggiungono le commissioni bancarie, perché circola meno liquidità e le persone pagano con le carte di credito. Insomma, alla fine si esce in perdita".

Lo scorso anno il costo energetico di un impianto medio incideva sui costi per una quota tra il 13% e il 14%, oggi si è passati al 34% sul costo totale. Troppo per gli esercenti che hanno un margine medio di 3 centesimi per litro di carburante erogato.

R.C.