
Il luogo in cui è avvenuto l'agguato, in via Corbetta
Cantù (Como), 6 agosto 2016 - Aveva chiamato sua sorella, impaurito dalle minacce ricevute da Manno poco prima, quando ancora stava lavorando e avevano avuto la prima discussione. «Vengo qui e ti sparo» gli aveva detto, con un tono così aggressivo da far temere che non fosse una promessa destinata ad essere dimenticata. Così dopo oltre un’ora, quando verso le 3 della notte tra mercoledì e giovedì, quando Andrea Giacalone ha lasciato il bar Manhattan per avviarsi verso casa, ha chiesto a sua sorella Rosanna di andare a prenderlo. Gli hanno sparato davanti a lei, davanti a sua sorella e alla sua ex compagna, la venticinquenne con cui anni fa aveva avuto una bambina.
È ormai accertato che il diverbio tra Andrea Giacalone, barman di 25 anni di Cantù, e Antonio Manno, ventunenne trapiantato a Cantù da Polistena, che da poco ha riportato la sua residenza in Calabria nonostante vivesse ancora in Brianza, è nato per lei, quella ragazza con cui Andrea aveva avuto una relazione importante, e alla quale ancora rivolgeva gesti affettuosi. In molti dicono che ultimamente frequentava Manno: lei nega, ma non si spiega quel coinvolgimento così forte, da parte di lui, e quella rabbia nell’intervenire durante le effusioni di Giacalone. È nato tutto in quel momento: la discussione, il botta e risposta tra i due, la promessa del ventunenne di tornare con argomenti ben più pesanti delle parole. Cosa abbia fatto in quell’ora, forse un’ora e mezza, e da capire. Si è procurato una macchina, nonostante fosse senza patente, e soprattutto un fucile illegale, a canne mozze, così corto da poter essere nascosto sotto una giacca ad agosto. Carico con decine di pallettoni. Quando ritorna da Giacalone, i due hanno la seconda discussione davanti alle ragazze, in via Corbetta.
La vittima pare abbia visto il fucile e fatto un tentativo di bloccarlo o di strapparlo per impedire che lo usasse, ma non è riuscito: Manno ha sparato, lontano qualche metro, e ha raggiunto il venticinquenne all’addome, facendolo stramazzare a terra. «L’ho visto cadere a terra» ha raccontato la sorella Rosanna, prima ai carabinieri e poi ancora ieri a chi le chiedeva cosa era accaduto, e soprattutto come era potuto accadere. «Mi sono inginocchiata vicino a lui, ho cercato di soccorrerlo, ma ho visto che gli saltava la faccia… un altro colpo che lo ha raggiunto all’occhio». Un’immagine agghiacciante. Manno è ricercato in tutta Italia: non si sa se quel fucile lo porta ancora con sé, o se è riuscito a liberarsene poco dopo. Quando si è allontanato da via Corbetta, lasciandosi alle spalle Giacalone coperto di sangue, e la gente che gridava, aveva già piena consapevolezza della gravità di ciò che aveva commesso.