Senza seggiolino, bimba morta nell'incidente a Cantù: condannati i genitori

I rilievi dei carabinieri avevano concluso che la morte della bimba fu causata da una manovra dell’auto che stava svoltando, ma anche dalla mancanza di una serie di precauzioni che avrebbero dovuto adottare i suoi genitori

I rilievi dei carabinieri

I rilievi dei carabinieri

Cantù (Como), 3 ottobre 2018 - Una colpa dientica, la stessa condanna per tutti. Per la morte di Aurora Sigi, la bimba di sedici mesi deceduta in un incidente stradale avvenuto la notte del 2 maggio 2017 a Cantù, in via Italia, hanno patteggiato un anno e quattro mesi di carcere i genitori, Manuel Sigi, 29 anni e Vanessa Cunio, 26 anni. La stessa condanna a cui è andato incontro Fabio Pozzoli, 34 anni di Cantù, al termine del processo con rito abbreviato che si è svolto ieri davanti al gup di Como Laura De Gregorio. Per tutti con pena sospesa. I rilievi dei carabinieri, e le consulenze disposte dal sostituto procuratore Antonio Nalesso, avevano concluso che la morte della bimba fu causata da una manovra dell’auto guidata da Pozzoli che stava svoltando, ma anche dalla mancanza di una serie di precauzioni che avrebbero dovuto adottare i suoi genitori.

La loro Lancia Y10 si era scontrata con la Skoda Fabia guidata da Pozzoli, durante una manovra di svolta di quest’ultimo, in una serata di pioggia e visibilità ridotta. Nell’urto la piccola, che viaggiava in braccio alla mamma, venne sbalzata sul sedile del lato passeggero. Pozzoli, a cui era stato trovato un tasso alcolimetrico nel sangue di 1.38, era stato arrestato per omicidio stradale e finito ai domiciliari. Tuttavia le indagini avevano fatto chiarezza su una serie di aspetti ulteriori: la Lancia Y era sottoposta a fermo amministrativo, e quindi non abilitata alla circolazione, con freni e pneumatici ritenuti «non efficienti». Ma soprattutto, la bimba era priva di qualunque sistema di protezione obbligatorio.  La consulenza della Procura, aveva infatti concluso che se la piccola fosse stata sul sedile posteriore, affrancata a un seggiolino, il suo destino sarebbe stato ben diverso. Si sarebbe quasi certamente evitata quelle lesioni con cui era giunta al pronto soccorso in condizioni drammatiche, tra cui un trauma cranico e facciale, che ne avevano determinato la morte