
L'ospedale di Cantù
San fermo della Battaglia (Como), 4 marzo 2016 - Dieci anni di attività per la Rianimazione dell’ospedale di Cantù. Il reparto di terapia intensiva del Sant’Antonio Abate, diretto da Gianmario Monza e dotato di sei posti letto, ha tagliato in questi giorni un traguardo importante, un’occasione per stilare un bilancio del lavoro svolto a partire dal primo ricovero, effettuato il 10 febbraio del 2006. Dai 127 pazienti ricoverati nel 2006, si è arrivati ai 274 dello scorso anno, con una picco massimo nel 2013, durante il quale i degenti sono stati 335.
«L’età media dei pazienti – spiega il primario Monza - si è mantenuta stabile negli anni attorno ai 70 anni con una punta minima di un bimbo di 5 anni e una «nonnina» di 94 anni. La distribuzione tra uomini (52 per cento) e donne si è sempre più o meno equivalsa. Così pure i giorni di degenza media (7,9) con un minimo di un solo giorno di ricovero per i pazienti post operati fino a un massimo di 59 giorni per difficoltà nel caso di pazienti da trasferire in strutture specializzate. Il tasso di mortalità è stato costante negli anni, pari al 17%, ben al di sotto della media nazionale pari al 25 per cento». I ricoverati nel reparto provengono in massima parte dal Pronto Soccorso. Il restante dalla Medicina, che ricovera pazienti in età sempre più avanzata e pertanto con più patologie, e dalla Chirurgia che affronta interventi di maggior portata. Dal 18 gennaio 2016 è partito il progetto «Rianimazione aperta». I parenti dei pazienti ricoverati hanno la possibilità di far visita ai loro cari 24 ore al giorno. Sono molti gli studi che documentano un netto miglioramento delle cure con il supporto anche psicologico del paziente attraverso la presenza dei propri cari.