PA.PI.
Cronaca

Lavorò con la 'ndrangheta, ora ha un progetto contro il racket

Andrea Pavone si è laureato. Aveva favorito l’infiltrazione della mafia nella Perego Strade

I camion della Perego Strade

Cadorago (Como), 24 aprile 2020 - Alle spalle ha una condanna a 13 anni e 8 mesi di reclusione per aver favorito l’infiltrazione della ‘ndrangheta all’interno della Perego Strade, così come stabilito durante il processo Infinito che lo ha condotto in carcere il 5 luglio 2010. Ma ora Andrea Pavone, 53 anni, sembra aver aperto un nuovo capitolo della sua vita, ottenendo – caso rarissimo – una serie di permessi premio, nonostante le condizioni ostative che sarebbero previste dai reati per i quali è stato condannato. L’associazione mafiosa, contestata a corollario degli illeciti finanziari commessi durante la gestione dell’impresa brianzola – anche se non si era mai affiliato alla ‘ndrangheta - impedisce infatti di accedere a benefici quali semilibertà o scarcerazione anticipata.

Eppure a Pavone, dopo otto anni e mezzo passati in carcere alle Vallette di Torino, nella sezione Alta Sicurezza, dove si trova tuttora, è stato concesso di tornare a casa per tre giorni la settimana, a Cadorago. Tutto merito di una condotta carceraria definita «esemplare» dal Tribunale di Sorveglianza, e di un percorso universitario triennale che lo ha portato a laurearsi in Scienze Giuridiche, con una tesi sulla gestione delle strutture carcerarie. Inoltre l’ex amministratore della Perego si è fatto promotore di dibattiti sulla legalità finanziaria ed economica, e ha redatto un progetto chiamato “Filtro antimafia”, che contiene consigli per evitare le infiltrazioni criminali nelle impresse in crisi, inviato alla Guardia di finanza.