Erba (Como) – Le formazioni di micidiali bombardieri bimotori Martin B26 dell’Air Force americana sbucarono all’improvviso dalle montagne sopra Erba. Era una splendida giornata e la grandinata di novecento bombe da cento libbre l’una si rovesciò sul centro di Erba. Era il primo pomeriggio del 30 settembre. Fra le macerie fumanti delle abitazioni colpite e nei solchi dei campi si contarono quasi ottanta morti e duecento feriti. Una bomba centrò il lavatoio di piazza Mercato, uccidendo quattordici donne, di una Elide Rossi non fu trovato più il corpo.
Si stava svolgendo la “festa dell’üga”, la vendemmia, che radunava festosamente intere famiglie contadine. L’ordine dato ai piloti era di distruggere il deposito di carburante tedesco che si trovava alla cava Sassonia, un chilometro a sud, ma i puntatori si confusero con i campanili. Avrebbero dovuto sganciare sulla verticale della torre di Incino. Invece premettero i pulsanti sull’ortogonale del campanile di Sant’Eufemia, un chilometro più a nord. Per gli americani non fu un errore così grave e il giorno dopo, l’1 ottobre 1944 i bombardieri tornarono, ma ormai i tedeschi avevano portato via la benzina. Sono passati ottant’anni da quei tragici giorni e Erba ricorda quei tragici eventi soprattutto attraverso i racconti di chi ancora bambino si ritrovò nel mezzo di quell’inferno.
Negli anni emersero molti particolari sull’errore commesso dagli americani che portò alla devastazione e all’orrore. La completa documentazione giunta a Erba anni fa è dovuta all’ingegner Raffaele Serio, un esperto aeronautico, che ancora è dirigente in quella che fu l’Aermacchi. Quando Serio si recò negli Stati Uniti andò alla base della Maxwell Air Force a Montgomery in Alabama. Si trovò davanti a un fascicolo intitolato “Erba Bomber Italy”. Le alte gerarchie gli permisero di fotografare molti documenti e fu così che gli erbesi si ritrovarono davanti alle immagini dell’area in cui piombarono le bombe. Un ricognitore giunto nel cielo di Erba qualche giorno dopo fotografò tutto. In particolare in crateri lasciati dalle esplosioni. Serio seppe tante cose, il tipo di velivoli bombardieri, le bombe, il luogo del decollo delle squadriglie, il percorso, ovviamente l’indicazione dell’obiettivo, il ritorno degli aerei. C’erano anche le carte che riferivano dell’obiettivo mancato e quelle in cui è riportato l’ordine di ripetere l’incursione.