GIULIA BONEZZI
Cronaca

Bertolaso e il Cup unico: "Vedrà pure i posti letto. Se i privati si rifiutano non lavoreranno con noi"

L’assessore regionale al Welfare in Commissione sui Pronto soccorso "Oggi 99 procedure diverse, via alla riorganizzazione della rete lombarda".

Bertolaso e il Cup unico: "Vedrà pure i posti letto. Se i privati si rifiutano non lavoreranno con noi"

Bertolaso e il Cup unico: "Vedrà pure i posti letto. Se i privati si rifiutano non lavoreranno con noi"

Il Cup unico "funzionerà completamente entro il 2026, ma speriamo cominci a funzionare da gennaio 2024", ha ripetuto ieri a margine di una conferenza stampa l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, respingendo le critiche dell’opposizione al Pirellone sui tempi d’implementazione del centro di prenotazione che deve riunire su un’unica infrastruttura, con un unico portale e un unico call center, tutte le prestazioni del servizio sanitario regionale: "Dicono che lo chiedevano da dieci anni, arrivo io, con l’aiuto di tutti metto in piedi l’iniziativa e dicono che sono in ritardo. Nessuna struttura al mondo può cambiare completamente dal giorno alla sera: da un punto di vista informatico, tecnico, organizzativo, burocratico ci sono dei tempi inevitabili. Se c’è qualcuno che vorrebbe vedere questo Cup non domani, ma ieri, sono io", assicura Bertolaso. Quanto alla resistenza dei privati accreditati a rinunciare a gestire i pazienti della sanità pubblica con Cup proprietari chiarisce: "Noi lavoriamo nell’ambito del servizio sanitario nazionale. Chi vuol lavorare con noi segue le indicazioni della struttura pubblica che ha la responsabilità della guida sanitaria in questa regione, chi non vuole può benissimo lavorare solo nel privato".

In altre parole, se coi privati accreditati, come riferito dall’assessore l’altro giorno in Commissione Bilancio, si sta discutendo per definire ("entro fine anno") i tempi del loro ingresso nel Cup unico - un imbarco "graduale" come quello delle aziende pubbliche, otto nel 2024, 12 nel 2025 e altrettante nel 2026 -, il messaggio, a gruppi che realizzano anche l’80% del proprio fatturato lavorando per la sanità pubblica, è chiaro: dentro o fuori. Anche perché il Cup unico "non si occuperà solo di prenotazioni" di visite ed esami, con la speranza che contribuisca a ridurre le liste d’attesa, "ma sarà un cruscotto complessivo per la gestione della sanità in Lombardia: avremo davanti agli occhi tutto ciò che avviene negli ospedali" in regime di servizio sanitario nazionale, ha chiarito l’assessore più tardi in Commissione Sanità, rispondendo alla consigliera del Pd Carmela Rozza che pur "comprendendo" la nuova disposizione impartita ai dipartimenti d’emergenza-urgenza di primo e secondo livello di dotarsi di letti d’osservazione breve e di un vero reparto di "medicina d’emergenza-urgenza" per ovviare al problema del "boarding" ("Non voglio più vedere pazienti in barella nei corridoi dei pronto soccorso per ore o giorni", ha spiegato Bertolaso) teme un "ritorno alle vecchie astanterie" e invitava l’assessore "a rendere trasparente l’occupazione dei posti letto".

In Commissione, ieri, Bertolaso illustrava infatti la riforma dei pronto soccorso definita a fine luglio con una delibera che prevede anche la creazione di "percorsi" alternativi per i codici minori, sia "extraospedalieri" (col potenziamento e l’estensione a tutta la Lombardia della Centrale medica integrata con videovisite sperimentata a Milano e dei "team di risposta rapida" da mandare al domicilio dei fragili), sia "intraospedalieri", con la realizzazione di ambulatori dedicati dove i pazienti con priorità 4 o 5 (i vecchi codici verdi e bianchi) siano gestiti prevalentemente da personale "aggiuntivo" rispetto a quello del pronto soccorso, dove il ruolo dei medici di emergenza-urgenza sarà "valorizzato". Nei piani della Direzione Welfare c’è anche un "riordino ed efficientamento della rete d’emergenza-urgenza lombarda", in cui, ha chiarito ieri Bertolaso, "su 99 pronto soccorso ho trovato 99 procedure diverse, questo è intollerabile. La rete sarà riorganizzata e resa omogenea", cominciando con una sperimentazione che partirà dall’ospedale di Lodi, per proseguire con il Papa Giovanni di Bergamo, il Civile di Brescia e un ospedale milanese "che stiamo definendo ma con ogni probabilità sarà l’Asst Santi Paolo e Carlo".