PAOLA PIOPPI
Cronaca

Bellagio, via 35mila euro a pensionata: fu circonvenzione d’incapace. Coppia condannata

I fatti accertati dai carabinieri risalgono al 2016. Vittima una donna di 68 anni in condizioni di deficienza fisica e psichica

Una pensionata truffata

Una pensionata truffata

Como –  Nel giro di pochi giorni dal conto della donna erano stati prelevati 35mila euro, dopo la sottoscrizione di un finanziamento e un giro di denaro, costati ora una condanna per circonvenzione di incapace a 2 anni e 6 mesi di reclusione per G.B., 44 anni di Lezzeno, e a 2 anni per S.R., 46 anni di Milano. Le accuse sono scaturite dalle indagini svolte nel 2016 dai carabinieri di Bellagio, relativamente alle operazioni svolte ai danni di una donna di 68 anni, in condizioni di deficienza psichica e fisica, essendo affetta da sordità e mutismo.

La ricostruzione delle operazioni finanziarie, aveva portato a evidenziare che il 13 aprile 2016 la Biffi, accompagnando personalmente la parte offesa alle poste centrali di Como, le avrebbe fatto sottoscrivere un prestito, attraverso contratto di finanziamento postale, per un importo di 45mila euro, denaro che era stato versato su un conto corrente postale appositamente aperto. Sullo stesso conto, erano inoltre state addebitate le rate di rimborso della somma erogata.

Quattro giorni dopo, il 18 aprile, l’anziana donna sarebbe stata indotta a disporre un ordine di pagamento, mediante posta giro, del valore di 35mila euro a favore di un conto corrente intestato a Ravelli.

Tutto questo giro di denaro ha attirato l’attenzione e fatto scattare gli accertamenti. I carabinieri di Bellagio, a fronte della natura sospetta di quelle operazioni, avevano acquisito i documenti necessari a ricostruire modalità e circostanze del finanziamento e della destinazione del denaro, integrandoli con gli accertamenti svolti anche a Como. La Procura di Como aveva quindi ipotizzato una condotta di circonvenzione di incapace in concorso ai danni dell’anziana, chiedendo il processo per i due imputati. Entrambi hanno scelto di andare a dibattimento, davanti al giudice di Como Cristiana Caruso, che li ha condannati.