
Baby prostitute (foto Olycom)
Como, 13 agosto 2014 - Sono coinvolti anche dei clienti comaschi, di età compresa tra i 30 e 50 anni, nell'inchiesta su due baby squilli di Imperia e Genova. La prima tranche dell'indagine si era chiusa con cinque indagati, clienti che aveva consumato un rapporto con le ragazzine.
Anche questa volta sono indagati alcuni clienti delle ragazzine che avevano già preso contatto con le due giovani ma avevano rinunciato all'appuntamento dopo avere letto sui giornali dell'inchiesta. Gli investigatori sono giunti a loro dall'esame della documentazione sequestrata in casa delle ragazzine: diari, mail e tabulati telefonici. I poliziotti sono sicuri che fossero al corrente della minore età delle ragazze.
Secondo l'accusa, le due minorenni avrebbero messo un annuncio su internet dopo avere sentito la storia delle baby squillo del quartiere Parioli di Roma 'agganciando' così i clienti che avrebbero pagato tra i 30 e i 50 euro, fino a un massimo di 100 euro a prestazione. I reati contestati sono il tentativo di prostituzione minorile, aggravato dalla circostanza che gli indagati fossero a conoscenza della reale età delle due giovanissime. Per alcuni è scattata anche l'accusa di detenzione di materiale pedo-pornografico e possesso di sostanze stupefacenti.
In un caso, proprio in provincia di Como, la buona fede è stata confermata: un uomo di circa quaranta anni, dopo aver letto il decreto di perquisizione, si è limitato ad aprire la porta di casa affermando che non soltanto non aveva né cellulare né computer, ma che, a causa del suo perdurante stato di disoccupazione, non aveva nemmeno l'allaccio della corrente elettrica, tagliata per morosità. In effetti è risultato poi che un suo vecchio cellulare era stato clonato e la sua identità utilizzata per contattare le minorenni, circostanze dalle quali è scaturito un nuovo filone di indagine.