Milano, 30 luglio 2025 – Il nome di Sergio Ramelli, giovane attivista del Fronte della Gioventù morto nel 1975 dopo un’aggressione a colpi di chiave inglese da parte di un commando vicino all’Avanguardia Operaia, è sempre destinato a suscitare polemiche politiche, anche a 50 anni dal decesso.
Soprattutto quando si parla di intitolare qualche luogo pubblico al ragazzo, studente al Molinari quando morì, vittima della violenza di estrema sinistra.

Negli ultimi tempi iniziative simili – con il relativo strascico di bisticci – si sono moltiplicate, vuoi per l’approssimarsi dell’anniversario del mezzo secolo dall’assalto, vuoi per l’ingresso nelle “stanze del potere” di Fratelli d’Italia, partito che porta ancora la fiamma del Movimento Sociale Italiano nel simbolo.
Lo scontro
L’ultimo episodio è avvenuto a Brescia. Qui il consiglio provinciale ha respinto la proposta avanzata da due consiglieri di Fratelli d'Italia di Intitolare una proprietà della Provincia a Ramelli.
La proposta aveva alimentato il dibattito politico e l'iniziativa era stata definita "di chiaro carattere propagandistico e strumentale, già messa in atto in altre realtà territoriali, che fa parte della strategia revisionista di un mondo politico che, anziché recidere le proprie connessioni con la forma peggiore assunta dal fascismo storico, quello della Repubblica sociale italiana, persegue il mantenimento di atteggiamenti ambigui e revisionisti", in una nota condivisa da un composito fronte composto da Pd, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Avs, Movimento 5 Stelle, Al lavoro per Brescia, Provincia Bene Comune e Brescia Attiva, Cgil, Cisl e Uil, Anpi, Fiamme Verdi e Aned.
La reazione
Lo stop, così come l’uscita dall’aula delle forze di centrosinistra al momento di discutere l’iniziativa, ovviamente, non è stato gradito dagli autori della protesta e dal loro partito.
"Ancora una volta, la sinistra dimostra di non sapersi liberare da schemi ideologici che appartengono al passato", ha dichiarato Diego Zarneri, coordinatore provinciale di FdI, parlando di un gesto che "offende il senso stesso delle istituzioni". Per Zarneri, "Sergio Ramelli non è un simbolo di parte, ma un ragazzo ucciso per aver espresso liberamente le sue opinioni". Il primo firmatario della mozione, Tommaso Brognoli, ha accusato l'opposizione di "nascondersi dietro l'uscita dall'aula" per evitare il confronto: "Non hanno avuto nemmeno la correttezza istituzionale di discutere un atto che chiedeva solo verità e giustizia. La sinistra ha perso un'occasione per dimostrare maturità democratica".
Si annuncia, ora, un consiglio provinciale straordinario per lunedì 4 agosto, convocato appositamente per garantire l'approvazione dell'atto. Attesa, quindi, per la prossima puntata.
Il ricordo
Di Ramelli è tornato a parlare Ignazio La Russa, il presidente del Senato, giovane dirigente missino all’epoca della morte dello studente. “Sergio era un ragazzo come gli altri. L'avevo visto tre giorni prima che lo uccidessero, al cinema. Era seduto tre file dietro di me. Sergio era uno dei tanti giovani che avevano il coraggio di fare qualcosa per le loro idee in quel clima e in quella politica – ha detto, intervistato per un podcast da Hoara Borselli – Aveva scritto un tema. Un tema che un professore aveva il dovere di mantenere riservato. Un tema su una tesi giusta: la Brigate Rosse erano terroristi. Oggi è scontato. Detto in quegli anni era fascismo e quindi? Condanna a morte. Io piango molto raramente in vita mia. Credo di aver pianto due o tre volte. Quella volta ho pianto”.