Omicidio di Temù, il trio criminale resta in carcere: rischio di inquinamento delle prove

Le motivazioni che hanno spinto il Gip a confermare la detenzione: rischio di reiterazione del reato e inquinamento probatorio

Paola e Silvia Zani, Mirto Milani

Paola e Silvia Zani, Mirto Milani

Temù (Brescia) - Paola e Silvia Zani, insieme a Mirto Milani, devono rimanere in carcere. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Brescia, Alessandra Sabatucci, confermando la detenzione per il rischio di reiterazione del reato e rischio di inquinamento probatorio. I tre sono accusati della morte dell'ex vigilessa di Temù, nel Bresciano, Laura Ziliani. Il "trio criminale", come viene definito nelle carte dell'inchiesta, ieri si era avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia.

La scomparsa e il ritrovamento del cadavere

La scomparsa di Laura Ziliani, l'ex vigilessa 55enne, risale all'8 maggio. Dopo lunghe ricerche e dubbi sulle versioni fornite dalle figlie, il corpo della donna era stato trovato esattamente l'8 agosto, tra il fiume Oglio e la vicina pista ciclabile. Il cadavere non era riconoscibile in volto ed era nascosto tra rami e foglie. La donna indossava solo biancheria intima. È stata riconosciuta grazie a un paio di orecchini e a una cisti presente sul piede: poi successivamente la conferma è arrivata con l'esame del Dna. L'ipotesi è che il corpo sia stato nascosto in un posto che ha rallentato il processo di decomposizione. I preliminari accertamenti tossicologici eseguiti dall'istituto di medicina legale di Brescia hanno riscontrato la presenza di benzodiazepine nel corpo della 55enne. Tra le ipotsi anche quella dell'avvelenamento, forse con una tisana.

Le indagini e i sospetti

Sin da subito, sono risultati sospetti sia l’allarme dato troppo in fretta dalle due figlie la mattina della scomparsa della madre, sia il rinvenimento del telefono cellulare, da cui la donna non era solita separarsi, trovato sotto una panca in cantina.  Ad aggravare il quadro e a convincere ancora meno gli inquirenti circa l’ipotesi della scomparsa è stato, nella tarda mattinata del 23 maggio, il ritrovamento della scarpa che la donna - a dire delle due figlie - indossava la mattina verso le sette quando sarebbe uscita di casa per fare la passeggiata. La calzatura, infatti, è stata rinvenuta nel torrente Fumeclo, in un punto che sarebbe incompatibile con la direzione verso monte che avrebbe intrapreso la signora Ziliani, ma sotto l’abitazione della donna. Sempre nel fiume Fumeclo, poco distante dall’abitazione della donna, agli inizi di giugno scorso, era stato rinvenuto un jeans femminile rovesciato, compatibile con quello che ,secondo il racconto delle figlie, la Ziliani avrebbe indossato la mattina della scomparsa. Non solo: è stata rinvenuta anche la seconda scarpa della signora Ziliani che, per come emerso dalle indagini, è stata collocata nel luogo del rinvenimento proprio dagli arrestati al fine di depistare le attività investigative avvalorando l’ipotesi dell’infortunio o del malore. 

L'arresto del trio

In manette sono finite, come detto, Silvia e Paola Zani: la prima è una fisioterapista di 27 anni, mentra la seconda è una studentessa di Economia di 19 anni. Fermato anche il fidanzato di Silvia, Mirto Milani. Il giovane ha 28 anni ed è nativo di Calolziocorte, nel Lecchese, ma residente a Roncola San Bernardo, nella Bergamasca. E' laureato in Psicologia,  ha studiato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano ed è un sopranista. Silvia e Mirto si sono conosciuti una decina di anni fa durante una vacanza studio nel Regno Unito.