Temù omicidio di Laura Ziliani, arrestate le figlie: "Non hanno mai pianto per la madre"

Per l'omicidio dell'ex vigilessa trovata morta mesi dopo la scomparsa, in carcere le due figlie e il fidanzato della maggiore

I carabinieri a Brescia per l'arresto delle figlie di Laura Ziliani (nel riquadro)

I carabinieri a Brescia per l'arresto delle figlie di Laura Ziliani (nel riquadro)

Brescia, 24 settembre 2021 - Svolta nel caso di Laura Ziliani, l'ex vigilessa di 55 anni scomparsa da Temù l'8 maggio e trovata morta dopo lunghe ricerche. Questa mattina a Brescia e nella provincia di Bergamo, i carabinieri del Comando Provinciale di Brescia, coordinati dalla Procura, hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Brescia, nei confronti di due delle tre figlie di Ziliani e del fidanzato della sorella maggiore.  Contestati i reati di omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la vittima, e di occultamento di cadavere. Secondo gli inquirenti il movente è di natura economica. 

La scomparsa, il ritrovamento e le bugie: le tappe dell'omicidio di Laura Ziliani

Paola e Silvia Zani, Mirto MilaniGli arresti

Laura Ziliani aveva tre figlie, ma solo due sono state arrestate. Si tratta di Silvia e Paola Zani: la prima è una fisioterapista di 27 anni, mentra la seconda è una studentessa di Economia di 19 anni. Le due ragazze  - che hanno una sorella, neppure mai indagata e che ha problemi di salute - ​sono state prelevate nella loro abitazione in un condominio di via Galvani alla periferia di Brescia. Questa mattina è stato fermato anche il fidanzato di Silvia, Mirto Milani. Il giovane ha 28 anni ed è nativo di Calolziocorte, nel Lecchese, ma residente a Roncola San Bernardo, nella Bergamasca. E' laureato in Psicologia,  ha studiato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano ed è un sopranista. Silvia e Mirto si sono conosciuti una decina di anni fa durante una vacanza studio nel Regno Unito. 

Silvia e Paola Zani: dall'allarme agli appelli in tv

Laura Ziliani, dall'amore per le tre figlie alla passione per la montagna

Le indagini

Erano state le due figlie a dare l'allarme, la mattina dell'8 maggio, verso le 12, contattando il 112 e segnalando il mancato rientro della loro mamma, uscita di casa intorno alle 7 per andare a fare una passeggiata nella frazione di Villa Dalegno. La donna sarebbe dovuta rientrare verso le ore 10, per poi andare con le figlie presso la locale discarica a disfarsi di vecchi materassi. Poco dopo la segnalazione della scomparsa, un vasto dispositivo di soccorritori composto da personale dei carabinieri, del soccorso alpino e dei vigili del fuoco, oltre che numerosi volontari, aveva battuto il luogo della presunta scomparsa, senza rinvenire il corpo dell'impiegata. Fin dai primi giorni, i carabinieri hanno maturato perplessità sulla tenuta logica della ricostruzione dei fatti offerta dagli odierni arrestati. Le indagini, immediatamente avviate parallelamente alle ricerche, sono consistite in attività tecniche di intercettazione, in complesse analisi di tabulati, nell'analisi forense di smartphone e computer in possesso degli indagati, coniugate con perquisizioni domiciliari, sopralluoghi e repertamenti di carattere scientifico a cura della SIS del Comando Provinciale. Le risultanze investigative hanno evidenziato numerose anomalie nel racconto fornito dai tre arrestati, inducendo i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell'infortunio o del malore in montagna. Per queste ragioni, a fine giugno le due figlie e il fidanzato della più grande, sulla base delle preliminari risultanze investigative, erano stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla relazione di parentela con la vittima e occultamento di cadavere.

false

I sospetti

Sin da subito, sono risultati sospetti sia l’allarme dato troppo in fretta dalle due figlie la mattina della scomparsa della madre, sia il rinvenimento del telefono cellulare, da cui la donna non era solita separarsi, trovato sotto una panca in cantina.  Ad aggravare il quadro e a convincere ancora meno gli inquirenti circa l’ipotesi della scomparsa è stato, nella tarda mattinata del 23 maggio, il ritrovamento della scarpa che la donna - a dire delle due figlie - indossava la mattina verso le sette quando sarebbe uscita di casa per fare la passeggiata. La calzatura, infatti, è stata rinvenuta nel torrente Fumeclo, in un punto che sarebbe incompatibile con la direzione verso monte che avrebbe intrapreso la signora Ziliani, ma sotto l’abitazione della donna. Sempre nel fiume Fumeclo, poco distante dall’abitazione della donna, agli inizi di giugno scorso, era stato rinvenuto un jeans femminile rovesciato, compatibile con quello che ,secondo il racconto delle figlie, la Ziliani avrebbe indossato la mattina della scomparsa. Non solo: è stata rinvenuta anche la seconda scarpa della signora Ziliani che, per come emerso dalle indagini, è stata collocata nel luogo del rinvenimento proprio dagli arrestati al fine di depistare le attività investigative avvalorando l’ipotesi dell’infortunio o del malore. 

Nel corpo di Laura tracce di ansiolitici

Silvia, Paola e Mirto sono accusati di aver “somministrato in concorso una sostanza che ha cagionato la morte della Ziliani allo stato sconosciuta e o non ancora stabilita e di avere occultato il cadavere della donna nella notte tra il 7 e l’8 maggio”, come si legge nel provvedimento del giudice per le indagini preliminari a firma di Alessandra Sabatucci. "L'esame autoptico avrebbe permesso di rilevare Bromazepan, un medicinale ad azione ansiolitica e ipnoinduttrice, i cui rilievi quantitativi consentono però di escludere che possa avere un ruolo diretto nel determinare l'arresto delle azioni vitali di Laura Ziliani, anche se è possibile ritenere che al momento del decesso la donna si trovasse sotto influenza di tale composto".  ''Nel corso della perquisizione domiciliare del 26 giugno presso l'appartamento che le sorelle Zani condividevano con Mirto Milani - si spiega nell'ordinanza - i militari hanno trovato e sequestrato un flacone contenente Bromazepan Sandoz pieno fino ad un terzo. Circa il reperimento di tale farmaco, le indagini tecniche hanno svelato come Silvia, dipendente presso una casa di riposo, in passato avesse sottratto della Queatipina 50 per provarne gli effetti unitamente all'assunzione di alcool - nel corso della conversazione captata il 18 luglio la giovane aveva riferito alla sorella di essere stata malissimo e di non voler ripetere l'esperienza - circostanza che dunque documenta la facilità con la quale l'indagata poteva procurarsi benzodiazepine nonché come la stessa ben conoscesse gli effetti di tale sostanza''.

I cellulari resettati 

Il 22 luglio i tre indagati, accompagnati dal difensore, si sono presnetati spontaneamente alla Caserma degli operanti per consegnare tre telefoni smartphone in loro uso all'epoca dle fatto. Gli apparecchi risultavano resettati ''alla impostazioni di fabbrica'', circostanza che li rendeva inservibili a fini investigativi", si legge nell'ordinanza cautelare.  "Silvia Zani spontaneamente aveva dichiarato di essere una persona riservata e di non avere messo prima l'apparecchio nella disponibilità degli investigatori 'perché provavo vergogna all'idea che altre persone potessero vedere foto e conoscere dati della mia vita privata e attinenti alle pratiche sessuali con il mio fidanzato Mirto Milani. Mi vergognavo anche che si venisse a sapere che mi ero iscritta ad un sito di scambisti'. e  negava di avere avuto l'intenzione di intralciare le indagini. Invece, Paola il proprio pregresso comportamento asserendo di provare vergogna all'idea 'che altre persone potessero venire a sapere che ho una relazione con il fidanzato di mia sorella Mirto Milani'". Nell'ordinanza si legge anche che "nel corso di una conversazione registrata tra Paola e un'amica, la prima, interrogata dalla conoscente circa quello che sarebbe potuto ''uscire'' dai computer sequestrati , si mostrava preoccupata in quanto Mirto ha fatto ricerche su come uccidere la gente, asserendo che anche la sorella Silvia e lei stessa risultavano iscritte ad un canale di Youtube denominato ''troucrime'' a dire della stessa indagata avente contenuto ''informativo''.

Il movente

E' economico il movente dell'omicidio di Laura Ziliani. Lo evidenzia sempre il gip, nell'ordinanza di custodia. "Gli accertamenti patrimoniali disvelano l'esistenza di precisi interessi di natura economica in capo ai protagonisti della vicenda", scrive il giudice che ha accolto la richiesta di arresto presentata dai pm bresciani. I tre, precisa il gip, infatti "avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Ziliani Laura nell'amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare", con l'obiettivo di "risolvere i rispettivi problemi economici e rientrare dell'esborso di 40 mila euro che la scomparsa aveva sostenzialemente imposto alle figlie Paola e Silvia per mettere a reddito alcuni appartamenti".  In merito "all'attivismo nell'appropriarsi della gestione del patrimonio della madre, risulta dagli atti che il 26 maggio le sorelle Zani e Mirto  avevano già concluso una trattativa per la locazione di un appartamento a Temù. Inoltre, un'intercettazione telefonica documentava come le sorelle Silvia e Paola, a venti giorni di distanza dalla scomparsa della madre in circostanze misteriose, già si congratulavano l'un l'altra per i soldi che di lì a breve avrebbero incassato, riuscendo a dare un anticipo per una nuova vettura e probabilmente e anche ad andare in vacanza".  "Proseguendo nella disamina del movente economico da ravvisarsi alla base della condotta omicidiaria, giova richiamare le plurime intercettazioni nel corso delle quali emergeva che Milani sin dal giorno della sparizione (e fino a momento attuale) gestiva le attività delle sorelle Zani".

Il sindaco: "Sospettavamo un omicidio"

"Era come avevamo pensato, da tempo dicevamo che era un omicidio", ha detto il sindaco di Temù Giuseppe Pasina. Il primo cittadino non è per nulla stupito di come si è conclusa la vicenda sulla scomparsa di Laura Ziliani. Stesso pensiero di Marisa Cinelli, madre della vittima che, lo scorso 17 giugno, aveva adetto ai carabinieri: "Ho sempre avuto l'impressione che tutti, sia Mirto che le mie nipoti, siano troppo attaccati al denaro". E ancora: "Io non credo che mia figlia si sia smarrita nel bosco, continuo ad avere il dubbio che nemmeno sia uscita dalla sua abitazione la mattina dell'8 maggio 2021, è il mio cuore di mamma che lo dice".

image

Il ritrovamento del cadavere

Il corpo della donna era stato trovato esattamente tre mesi dopo la scomparsa, l'8 agosto, tra il fiume Oglio e la vicina pista ciclabile. Il cadavere non era riconoscibile in volto ed era nascosto tra rami e foglie. La donna indossava solo biancheria intima. È stata riconosciuta grazie a un paio di orecchini e a una cisti presente sul piede: poi successivamente la conferma è arrivata con l'esame del Dna. Il medico legale, durante l'autopsia, non ha trovato lesioni esterne. L'ipotesi è poi che il corpo sia stato nascosto in un posto che ha rallentato il processo di decomposizione. I preliminari accertamenti tossicologici eseguiti dall'istituto di medicina legale di Brescia hanno riscontrato la presenza di benzodiazepine nel corpo della 55enne. Tra le ipotsi anche quella dell'avvelenamento, forse con una tisana. 

Dopo l'arresto

"Mi ha colpito il fatto che poco hanno rimpianto la mamma quando avevano fatto credere a tutti che era scomparsa in montagna, cioè non ho rilevato in loro una particolare sofferenza rispetto al fatto che la madre fosse scomparsa o potesse aver avuto un grave incidente. Tranne durante un'intervista a una tv locale, io, noi non le abbiamo mai viste piangere" sottolinea il capitano Filiberto Rosano, comandante della Compagnia dei carabinieri di Breno. "Non hanno detto nulla, sono rimaste impassibili. Non hanno detto niente neanche a loro discolpa".

La ricostruzione

 "A inizio giugno, con attività tecniche in corso, noi dimostriamo che le ragazze partono da Brescia insieme al fidanzato e arrivano a Temù e sempre all'interno del fiume buttano un jeans, ritrovato da una testimone che ci chiama e lo sequestriamo - racconta il capitano Filiberto Rosano -. Un ulteriore elemento di prova ci viene dato dal ritrovamento del corpo l'8 agosto sulle sponde del fiume Oglio e la particolarità è che viene trovato seminudo, indossa solo un paio di slip e una canottiera". Indagini sul campo, ma non solo. Anche gli esami tossicologici dell'istituto di Medicina legale forniscono dati importanti: "E' presente un composto di benzodiazepine, particolare che ci richiama a un particolare malore a metà aprile durato un paio di giorni, compatibile per sintomatologia all'assunzione di antidepressivi o ipnotici come le benzodiazepine".

hanno collaborato Gabriele Moroni e Milla Prandelli